|
A - I n f o s
|
|
a multi-lingual news service by, for, and about anarchists
**
News in all languages
Last 40 posts (Homepage)
Last two
weeks' posts
Our
archives of old posts
The last 100 posts, according
to language
Greek_
中文 Chinese_
Castellano_
Catalan_
Deutsch_
Nederlands_
English_
Français_
Italiano_
Polski_
Português_
Russkyi_
Suomi_
Svenska_
Türkçe_
_The.Supplement
The First Few Lines of The Last 10 posts in:
Castellano_
Deutsch_
Nederlands_
English_
Français_
Italiano_
Polski_
Português_
Russkyi_
Suomi_
Svenska_
Türkçe_
First few lines of all posts of last 24 hours |
of past 30 days |
of 2002 |
of 2003 |
of 2004 |
of 2005 |
of 2006 |
of 2007 |
of 2008 |
of 2009 |
of 2010 |
of 2011 |
of 2012 |
of 2013 |
of 2014 |
of 2015 |
of 2016 |
of 2017 |
of 2018 |
of 2019 |
of 2020 |
of 2021 |
of 2022 |
of 2023 |
of 2024 |
of 2025
Syndication Of A-Infos - including
RDF - How to Syndicate A-Infos
Subscribe to the a-infos newsgroups
(it) Italy, UCADI #199 - L'Iran e noi (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Sun, 7 Sep 2025 07:10:26 +0300
L'aggressione all'Iran, decisa dal nazi-sionista Netanyahu per
distogliere l'attenzione dal genocidio dei gazagui e al fine di
realizzare il grande Israele, prendendo a pretesto l'obiettivo di
impedire agli iraniani di dotarsi dell'arma atomica, ci ha visto
condannare senza attenuanti questa aggressione e denunciare le
contraddizioni dell'occidente fariseo che utilizza due pesi e due misure
nel valutare aggrediti ed aggressori. La contraddizione appare evidente
se si guarda alla retorica utilizzata per giustificare il sostegno
osceno e masochistico da parte europea ai nazionalisti ucraini
giustificando al tempo stesso Israele aggressore.
Ma la nostra posizione di condanna di Israele e di sostegno del diritto
dell'Iran alla difesa, contiene un'apparente contraddizione che ci viene
rimproverata dai filo occidentali che scaturisce dal nostro sostegno di
comunisti anarchici a un regime teocratico che, dal punto di vista
politico e sociale, è quanto di più lontano possibile dall'anarchismo
comunista. Di questa contraddizione - quella di dover solidarizzare con
un regime integralista-teocratico, è ben consapevole l'aggressore
nazi-sionista tanto che, non a caso, ha cercato di invocare il mutamento
di regime come uno degli obiettivi che nobilitavano la propria azione di
guerra, fino a giustificarla, chiamando gli iraniani alla rivolta.
In ripetute occasioni su queste pagine non abbiamo tralasciato di
sostenere i movimenti di massa della popolazione iraniana, finalizzati a
ribellarsi alla dittatura teocratica khomeinista, in particolare abbiamo
sostenuto con convinzione la lotta delle donne iraniane per liberarsi
dall'oppressione clericale, le rivendicazioni di libertà che riguardano
le relazioni interpersonali e i costumi; abbiamo preso le distanze dal
sistema economico classista iraniano, costruito dal clero sciita per
controllare ed opprimere la società iraniana, per costruire strumenti di
sfruttamento della sua economia, volti a convogliare i profitti
derivanti dall'uso politico della religione, finalizzati
all'arricchimento personale e collettivo del clero sciita e dei waqf
gestiti dal movimento dei pasdaran.[1]
Ma non per questo siamo disponibili a diventare complici del
nazi-sionismo che oggi prevale nella classe dirigente dell'entità
ebraica, che si fa strumento dell'imperialismo americano e del
capitalismo internazionale, di una ben orientata ed individuabile
finanza tras-nazionale, che fa capo alla diaspora sionista, interessata
a presidiare economicamente l'area mediorientale per trarne i maggiori
profitti possibili, alimentandosi del revanscismo e delle paure delle
popolazioni ebraiche del mondo, che memori dell'olocausto, hanno
costruito il mito del ritorno alla terra promessa,
rivendicando quale territorio esclusivo dell'entità ebraica le terre
nelle quali abitano altri popoli.
Analizzando la questione palestinese ed ebraica abbiamo avuto modo di
ricostruire le fasi di questo processo e dimostrare come vi fosse anche
nel movimento sionista una componente internazionalista che, ripudiando
l'esclusività dell'identità etnica e l'opzione nazionalista, ipotizzava
la costruzione di un'entità statale in Palestina, inter-religiosa e
inter-etnica, nella quale i musulmani ed ebrei potessero pacificamente
convivere. Abbiamo dato conto come storicamente questa componente sana
dell'ebraismo sia stata sconfitta, con il prevalere delle componenti
capitaliste e sioniste della diaspora ebraica.[2]
L'analisi di quali sono gli interessi di classe che muovono oggi le
scelte economiche e politiche, ci fornisce gli strumenti per operare
delle distinzioni e dei distinguo e ci consente di capire che i
mutamenti sociali, la costruzione di società libere nelle quali
prevalgono gli interessi genuini delle popolazioni, il loro anelito
all'uguaglianza e alla libertà che è insito nella natura umana, non può
che venire dalla lotta delle popolazioni stesse, che, acquisita
coscienza delle loro aspirazioni e dei loro diritti, liberamente
decidono quale ordine sociale darsi, quale organizzazione politica
sostenere, quale società costruire, quale istituzioni riconoscere come
proprie e legittime, nella concordia e nella aspirazione all'uguaglianza
sociale di tutti.
È per questo motivo che un mutamento di regime in Iran non può avvenire
e non deve essere ricercato sulla spinta delle armi d'Israele, tanto più
che la popolazione persiana è depositaria di una cultura e di una
aspirazione all'indipendenza e all'autonomia che hanno radici storiche
profondissime che non possono essere ignorate e che esigono il massimo
di rispetto per l'autonomia di questo popolo nel decidere quali debbano
essere le proprie istituzioni e i rapporti fra le classi sul territorio
nel quale abitano.
Gli esiti della guerra dei 12 giorni
Ciò premesso la guerra "breve", oggi interrotta dal cessante il fuoco
imposto da Trump e dagli Stati Uniti, merita alcune considerazioni.
L'attacco di Israele all'Iran ha dimostrato l'insostenibilità per lo
Stato ebraico di una guerra di lunga durata nei confronti di un
avversario che ha un territorio immenso che non confina con quello dello
Stato ebraico e una popolazione di 90 milioni di abitanti. Questi
fattori impediscono allo Stato ebraico di portare gli scarponi sul
campo, mentre appare irrealistico che possa farlo attraverso proxy
reclutati grazie alla composizione multietnica dell'Iran, nemmeno
attraverso la componente azera della popolazione - poiché l'identità
nazionale del paese è così solida da superare una frammentazione in nome
di una guerra civile condotta per conto di un mandante esterno.
Benché nulla dimostri, in modo inequivocabile, che l'Iran stesse
effettivamente dotandosi dell'arma atomica che probabilmente
garantirebbe al paese l'invulnerabilità da un'aggressione sistematica
come quella israeliana, la risposta militare all'attacco sionista da
parte iraniana ha dimostrato che, pur privo dell'arma nucleare, lo
sviluppo dell'arma missilistica portato avanti dall'Iran, ha raggiunto
livelli tali da costituire comunque un deterrente efficace nei confronti
di Israele, perché capace di bucare qualsiasi sistema di protezione
antimissile. Non solo, ma a differenza dell'aviazione, utilizzata da
Israele, soggetta ad usura meccanica in rapporto all'intensità del suo
utilizzo, l'arma missilistica combinata con l'utilizzazione di droni, è
oggi in grado di costituire comunque una minaccia che consiglia la
trattativa, alla ricerca di una coesistenza pacifica, posto che
l'industria missilistica iraniana è in grado di dotare il paese di ben
150 nuovi missili al mese, alimentando a tempo indefinito le sue
capacità difensive. Inoltre la scelta selettiva degli obiettivi colpiti
dagli iraniani ha dimostrato che direzionando su uno spettro più ampio
l'individuazione dei bersagli è possibile per l'Iran fare molto male a
Israele.
Ma c'è di più. L'attacco israeliano all'Iran costituisce di fatto un
ammonimento a tutti gli Stati dell'area che sono indotti anch'essi a
dotarsi dell'ordigno nucleare. Chi è sicuro oggi di poter scommettere
sulla rinuncia della Turchia, aspirante potenza neo-imperiale, o della
Arabia Saudita o dello stesso Egitto a dotarsi dell'ordigno nucleare per
poter sottoscrivere, allo stesso modo di come ha fatto la Corea del
Nord, un'assicurazione di sicurezza nei confronti di chiunque?
Quel che è certo è che i 200 e forse più ordigni nucleari posseduti da
Israele non bastano più al paese per assicurare la deterrenza e il
dominio del terrore su tutti i paesi dell'area, come dimostrano le
dichiarazioni del Pakistan che ha offerto copertura e ombrello nucleare
agli Stati islamici limitrofi.
Un nuovo assetto del Medio Oriente e la pax USA
Le considerazioni che abbiamo sviluppato suggeriscono che forse è oggi
possibile ipotizzare un nuovo assetto del Medio Oriente e questo perché
molti degli attori che operano su questo scenario hanno mutato il loro
approccio rispetto agli equilibri di potere presenti nell'area: certo ci
vorrà del tempo e non sarà facile.
Il ruggente scontro dell'Iran con Israele spingerà gli iraniani ad
aderire in modo organico all'alleanza di Shanghai, alla ricerca di una
maggiore interazione con le potenze dell'area del Pacifico, nella
prospettiva di un reciproco sostegno in funzione anti-egemonica rispetto
alla presenza statunitense. Indubbiamente gli iraniani miglioreranno i
loro rapporti con il Pakistan e con l'Indonesia, rafforzando la loro
presenza all'interno dei Brics e ricevendo da questo ambito tutto il
sostegno necessario per superare i limiti imposti al paese dalle
sanzioni occidentali, posto che Stati Uniti ed Europa saranno così
servili nei confronti di Israele da continuare masochisticamente a
mantenere in vigore le sanzioni contro l'Iran. Indubbiamente si
rafforzeranno i rapporti del paese con la Cina, soprattutto a livello
infrastrutturale, considerando che è entrata ormai in funzione la
ferrovia che consente alle merci cinesi di arrivare direttamente nel
paese ed è già previsto che il tracciato continuerà a svilupparsi fino a
raggiungere i porti del Golfo Persico, accorciando così il percorso
delle merci verso il mercato mediorientale e del Golfo Persico.
La sostituzione della presenza iraniana in Siria, da parte della
Turchia, porta direttamente Israele a confinare con un nemico ben più
pericoloso di quello iraniano, perché incardinato politicamente
all'interno della NATO e al tempo stesso desideroso di guadagnare
consenso all'interno del mondo islamico quale difensore dell'Islam.
Presto Israele dovrà fare i conti con i turchi e rivedere l'espansione
della sua presenza sulle alture di Golan e la proiezione della sua forza
verso il confine libanese; non gli sarà sufficiente l'accordo con i
drusi per guadagnarsi il diritto ad occupare quelle aree di confine
sulle quali oggi esercita incontrastato la propria giurisdizione, dovrà
stare attento nel puntare sulle popolazioni azere e sui curdi per
mantenere in vita la destabilizzazione dell'area.
Molto dipenderà nel futuro equilibrio da quello che sarà lo sbocco della
crisi di Gaza, rispetto alla quale al momento non si vedono soluzioni.
In ogni caso la tendenza di Israele ad espande alla sua presenza in
Cisgiordania non potrà che rendere problematica la ricerca di una
soluzione, anche temporanea, della crisi aperta da Netanyahu nel
tentativo disperato di salvare se stesso, proiettando nel tempo
indefinito il suo potere e imponendosi alla società israeliana come il
male necessario.
L'ingestibilità della questione palestinese per la quale non si
intravedono soluzioni è il vero tallone d'Achille della politica
statunitense nel Medio Oriente e al tempo stesso la ragione della crisi
crescente di Israele. Le guerre in corso hanno stressato l'economia
israeliana e ridotto notevolmente le sue prospettive di sviluppo che non
sono compensate dalle annessioni possibili, derivanti dalla soluzione
della crisi di Gaza e dalle espropriazioni di terra in Cisgiordania. Non
solo ma il discredito accumulato da Israele nell'opinione pubblica
internazionale, il disgusto e la riprovazione per quanto sta facendo a
Gaza è tale che sarà difficile ripristinare la sua immagine e consentire
la ripresa piena della solidarietà verso il paese, malgrado che goda
ancora di una residua credibilità politica verso alcuni dei principali
paesi dell'Europa, come la Germania e l'Italia. È tempo che Israele
capisca che il rimorso per i delitti commessi contro gli ebrei non può
coprire tutto.
[1]Ucadi, I comunisti anarchici, la questione ebraica e quella
palestinese, Newsletter Crescita Politica, N° 178, nov. 2023, Num. Speciale.
[2]l'Iran come archetipo di un altro islam, Newsletter Crescita
Politica, N°82, febbraio 2016; L'enigma iraniano, Newsletter Crescita
Politica, N°187, luglio 2024; La lotta di lunga durata degli iraniani,
Newsletter Crescita Politica, N°167, 2023; Iran: risorge l'identità
femminile, Newsletter Crescita Politica, N°164, ottobre 2023; Due pesi,
due misure, Newsletter Crescita Politica, N°198, giugno 2025.
La Redazione
https://www.ucadi.org/2025/07/27/liran-e-noi/
________________________________________
A - I n f o s Notiziario Fatto Dagli Anarchici
Per, gli, sugli anarchici
Send news reports to A-infos-it mailing list
A-infos-it@ainfos.ca
Subscribe/Unsubscribe https://ainfos.ca/mailman/listinfo/a-infos-it
Archive http://ainfos.ca/it
- Prev by Date:
(it) Italy, Anarres: VOCI DALL’IRAN SOTTO LE BOMBE (ca, de, en, pt, tr) [traduzione automatica]
- Next by Date:
(it) France, OCL CA #352 - 1525, "La Guerra dei Contadini" (ca, de, en, fr, pt, tr)[traduzione automatica]
A-Infos Information Center