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(it) Italy, UCADI #199 - OSSERVATORIO POLITICO (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Fri, 5 Sep 2025 07:36:06 +0300


Gran Bretagna ---- Dopo un anno dalle elezioni, vinte con la più grande maggioranza degli ultimi trent'anni il Governo di Keir Starmer ha deluso le aspettative; il leader laburista, massone e atlantista, deve fronteggiare la ribellione da parte dei suoi stessi parlamentari. Il partito laburista, è passato nei sondaggi dal 33% di un anno fa al 24% ed è il secondo partito dietro al Reform UK la formazione populista di destra di Nigel Farage, mentre il gradimento personale di Starmer è sceso dal 61% al 23%. Più che a causa della mancanza di carisma personale e dei problemi di organizzazione interna del governo l'insuccesso è dovuto alla situazione finanziaria, particolarmente grave, che il paese attraversa.
A farne le spese è stata Rachel Reeves la Cancelliera dello scacchiere, (la ministra delle Finanze) che si è vista costretta a ritirare un provvedimento di riforma del welfare particolarmente importante che prevedeva tagli per circa 55 miliardi di sterline (63 miliardi di euro), necessari per ripianare i buchi di bilancio, su richiesta di più di 100 parlamentari laburisti che hanno minacciato di votare contro il provvedimento. Starmer è intervenuto cercando di salvare il salvabile, scaricando di fatto una Reeves piangente per l'umiliazione e rivendicando i successi del governo in politica estera, omettendo di ammettere che la situazione economica del paese è insostenibile, a causa dell'esposizione finanziaria dovuta al sostegno incondizionato alla guerra d'Ucraina, ai crescenti impegni del paese in materia di difesa e di spese militari Quando è avvenuto ha avuto dei riflessi immediati sui mercati: il valore della sterlina ha cominciato a scendere e il rendimento dei titoli di Stato a salire, aggravando la situazione della finanza pubblica. A prescindere dall'insensibilità dimostrata da Starmer nei confronti della sua ministra, costituisce un dato di fatto la circostanza che il governo laburista si è trovato a dover far fronte ad un buco di bilancio di 22 miliardi di sterline, provocato dall'indebitamento dei precedenti governi, proprio a causa delle spese militari e degli impegni internazionali del paese.
Per cercare di risolvere la crisi finanziaria Starmer e Reeves hanno alzato alcune tasse provocando grandi proteste, soprattutto fra gli agricoltori che sono la categoria maggiormente colpita dalla politica di risparmi, come del resto avviene in tutta Europa, per lo stesso motivo. Né le cose vanno meglio per il governo per quanto riguarda la politica migratoria, rispetto alla quale il respingimento dei migranti sembra essere fallito, malgrado gli accordi con la Francia, posto che gli ingressi nei primi sei mesi del 2025 sono stati 20.000, con un aumento del 48% rispetto allo stesso periodo del 2024. Benché l'immigrazione complessiva sia calata notevolmente nell'ultimo anno i migranti che arrivano dal canale della Manica, cioè quelli che creano maggior allarme sociale, sono aumentati.
Ma a preoccupare principalmente gli elettori inglesi sono le mancate promesse dal governo relative alla riforma del sistema sanitario nazionale che non avverrà prima di 10 anni, privando i cittadini di ogni beneficio. A conti fatti Starmer può rivendicare un solo successo: quello relativo alla trattativa sui dazi negoziati con Trump che ha accordato alla Gran Bretagna un trattamento di favore.

Francia

Macron piange, e non tanto per effetto degli schiaffoni della moglie Brigitte, prémiere dame, ma perché le casse sono vuote. Per cercare di recuperare produttività e risparmiare risorse il premier Fançois Bayrou ha proposto l'abolizione della festività di pasquetta e dell'8 maggio, che, istituito come festivo nel 1953, commemora la resa della Germania nazista nel 1945: si risparmierebbero 5 miliardi di euro del bilancio dello Stato.
Dopo che Macron nel suo discorso alla nazione ha chiesto di recuperare 40 miliardi da destinare al riarmo militare, con una spesa ulteriore di 3,5 miliardi, l'obiettivo da conseguire è salito a 43,8 miliardi di euro entro il 2026: da qui il piano per ridurre il deficit pubblico al 4,6% del PIL entro il 2026, rispetto al 5,8% del 2024.
Stando alla dichiarazione del Primo Ministro l'attuale situazione finanziaria francese è paragonabile alla crisi economica greca del 2015-2019. Il paese è sopra indebitato e vive al di sopra delle sue possibilità, pertanto è chiamato a fare enormi sacrifici. Mentendo spudoratamente ai francesi il premier ha dichiarato che il paese considera normale da decenni chiedere tutto allo Stato, ma questa politica non è sostenibile. Si guarda bene da ammettere che le ristrettezze del bilancio sono causate dalla politica di riarmo, dal dissanguamento della finanza pubblica causato del sostegno alla guerra in Ucraina.
La maggior parte dei 44 miliardi da recuperare deriverà da risparmi e dalla soppressione temporanea di alcune agevolazioni fiscali dalla riduzione delle spese di funzionamento dei ministeri: vanno soppressi oltre 1.000 posti di lavoro in «agenzie improduttive che disperdono l'azione dello Stato» e altri 3.000 posti di funzionario nel 2026, «esclusi gli insegnanti nell'ambito della riforma della scuola».
La scure dei tagli si abbatterà sul settore dell'agricoltura, anche come conseguenza dell'impostazione del bilancio dell'Unione europea che ridurrà i finanziamenti comunitari relativi al settore. Mentre il mondo contadino è già sul piede di guerra, le opposizioni di destra di sinistra promettono di far cadere il governo con una mozione di sfiducia. Anche le organizzazioni sindacali sono si preparano alla lotta.

Repubblica Ceca

Facendo seguito alla risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019, che equiparò sul piano storico nazismo e comunismo, approvato con 535 voti favorevoli, 66 contrari e 52 astenuti, il 17 luglio, il presidente ceco Petr Pavel ha firmato un emendamento al codice penale che "criminalizza la promozione dell'ideologia comunista", equiparandola alla propaganda nazista. La nuova legge prevede pene detentive fino a cinque anni per chiunque "istituisca, sostenga o promuova movimenti nazisti, comunisti o simili, che mirino a sopprimere i diritti umani, le libertà fondamentali o incitino all'odio razziale, etnico, nazionale, religioso o di classe".
A conferma dell' egemonia neoliberista e conservatrice, che oggi attraversa sia il centrodestra che il centrosinistra, il provvedimento condanna la lotta di classe, nell'illusione che sia possibile reprimere l'aspirazione degli sfruttati di tutto il mondo a ribellarsi allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Un provvedimento simile era stato adottato nel 2014, dall'Ucraina, dopo l'Euromaidan e l'inizio delle operazioni militari nel Donbass, Kiev aveva accusato il Partito Comunista Ucraino di finanziare i separatisti filorussi. Il 16 dicembre 2015, il Tribunale amministrativo di Kiev, su richiesta del governo Poroshenko, ha dichiarato illegale il partito.

Moldavia

Mentre sul campo di battaglia la guerra si avvia alle sue inevitabili conclusioni con la sconfitta dell'Ucraina la NATO si prepara ad aprire un nuovo fronte di guerra in Moldavia, trascinando il paese nel conflitto con la Russia. L'attuale Presidente Maya Santu è riuscita a vincere le elezioni solo utilizzando la diaspora Moldava verso Occidente, impedendo di fatto a quella ben più numerosa, pari ad un milione e mezzo di migrati in Russia di votare.
Questo obiettivo è stato conseguito aprendo solo due seggi a Mosca, con 1.200 schede per i Moldavi residenti in Russia. Forte del risultato elettorale il governo moldavo organizza esercitazioni militari congiunte con la NATO, insieme alla Georgia. Si tratta di una manovra pericolosa perché potrebbe indurre la Russia a decidere di ampliare i suoi obiettivi estendendo l'azione militare verso Odessa, in modo da ricongiungere il territorio da essa controllato con la Transnistria.
Per conseguire questo obiettivo sarebbe tuttavia necessaria una sconfitta totale dell'Ucraina e la perdita di accesso al Mar Nero per il paese. Così operando la NATO rischia di rendere ancora più gravi gli effetti di una sconfitta per l'Ucraina.

Azerbaigian

L'Azerbaigian sta assumendo un ruolo politico sempre più ambiguo. L'ex Repubblica sovietica è legata alla Federazione russa, ma al tempo stesso intrattiene rapporti molto stretti con la Turchia, dalla quale ha ricevuto il sostegno militare nella sua guerra recente con l'Armenia. Paese produttore di petrolio, ne rifornisce l'Ucraina e al tempo stesso consente al Mossad, servizio segreto di Israele, di operare liberamente nel suo territorio. Sembra infatti che parte degli attacchi di droni di Israele verso l'Iran siano venuti dal territorio azero che avrebbe consentito anche l'uso dello spazio aereo per l'attacco dei caccia israeliani. Avrebbe anche svolto la funzione di base per il servizio segreto ucraino per le operazioni contro i bombardieri strategici russi. La Russia ha risposto con azioni di polizia nei confronti della mafia azera, notoriamente legata a quella Ucraina, e bombardando le raffinerie ucraine alimentate dagli azeri.

Siria

In Siria si moltiplicano gli scontri tra le diverse fazioni della popolazione e gli appartamenti ai diversi gruppi etnici e religiosi. A differenza del governo laico assicurato dal regime di Assad il governo Jihadista patrocinato dalla Turchia e dagli Stati Uniti lascia di fatto la Siria nelle mani dal governo israeliano che ha occupato le alture di Golan e attraverso l'alleanza strumentale con i Drusi, cerca di stabilire di fatto il proprio protettorato sul Paese.

La Redazione

https://www.ucadi.org/2025/07/27/osservatorio-politico-5/
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