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(it) Italy, FAI, Umanita Nova #22-25 - Razzisti dentro. Remigrazione, rimpatrio e deportazione di massa (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Thu, 4 Sep 2025 07:31:49 +0300
Nel caos in cui siamo immersi, fatto di parole d'ordine e slogan urlati
e ripetuti ossessivamente sulla miriade di canali informativi che,
volenti o nolenti, ci raggiungono ovunque, c'è un altro neologismo che
già da un po' ha fatto la sua comparsa nel discorso pubblico:
remigrazione. ---- Il termine indica, sostanzialmente, il concetto di
"immigrazione al contrario", cioè il ritorno degli immigrati nei loro
paesi di origine. ---- Detta così, se ci si limitasse al suo utilizzo in
campo sociologico, sembrerebbe una parola innocua. ----- In realtà è una
parola sulla quale la destra neonazista austro-tedesca sta facendo da
anni un grosso investimento politico che ha fruttato consensi sempre
crescenti.
Con "remigrazione" si intende un'azione politica mirata strategicamente
all'espulsione dai confini nazionali di tutti gli stranieri. Si badi
bene: non è il solito discorso che prende di mira gli immigrati
irregolari o quelli che delinquono. Lo scopo, dichiarato senza troppe
cerimonie, è quello di mandar via tutti coloro i quali sono da
considerarsi stranieri secondo una logica profondamente razzista. Un
razzismo che, apparentemente, non fa leva su presunte diversità
biologiche o sulla pretesa superiorità di una "razza" rispetto alle
altre, ma su una irrimediabile incompatibilità culturale tra gruppi
umani di diversa origine o provenienza. Per questi nuovi fascisti, ci
sono comunità che, semplicemente, non sono "assimilabili".
Non è quindi solo un problema di documenti o di permesso di soggiorno.
Secondo i fautori della remigrazione, infatti, anche i figli o i nipoti
degli immigrati, benché nati e cresciuti in un dato paese, non potranno
mai essere considerati cittadini a pieno titolo.
Certo, anche i peggiori nazisti, dovendosi presentare alle elezioni,
hanno bisogno di indorare la pillola. Ed è così che nei discorsi di
Martin Sellner, giovane leader della formazione austriaca Identitäre
Bewegung Österreichs (Movimento Identitario Austriaco), che da tempo
viaggia in lungo e in largo per l'Europa tenendo conferenze e
presentando libri per diffondere le sue idee malsane, non si fa mai
apertamente cenno a deportazioni o espulsioni di massa. Quello che viene
proposto, in maniera ancor più subdola per non dire agghiacciante, è la
promulgazione di leggi sempre più restrittive nei confronti degli
indesiderabili, accompagnate perfino da incentivi anche economici per
lasciare "volontariamente" il paese. Come a dire: bisogna rendere la
vita impossibile alle persone (negando diritti basilari come il lavoro,
l'assistenza sanitaria, la casa, ecc.) in modo da convincerle (e
costringerle) ad andar via. Se non vogliono, si passa alle maniere forti.
Questa impostazione sta prendendo sempre più piede nell'ambito delle
destre radicali, in Europa e non solo. Dalle nostre parti è stata la
Lega, manco a dirlo, a recepire per prima e a rilanciare il concetto di
"remigrazione". E, a ben vedere, tutta l'operazione dei centri per il
rimpatrio realizzati dal governo italiano in Albania si può a buon
diritto inquadrare all'interno di una cornice ideologica per la quale la
deportazione non è più un tabù di cui vergognarsi. Catturare le persone,
caricarle su una nave, (de)portarle in una galera appositamente
costruita al di fuori dei confini nazionali è un processo costoso, per
molti versi illegale (tant'è che in più di un'occasione i giudici hanno
bocciato queste operazioni), ma dal forte impatto simbolico e culturale.
Intendiamoci: è da trent'anni che in Italia e in Europa la gente viene
sistematicamente imprigionata o deportata perché non ha i documenti in
regola, ma quello a cui oggi stiamo assistendo è un deciso cambio di
passo nell'approccio politico e comunicativo delle destre nella gestione
del fenomeno migratorio in tutto il mondo. Quello che sta succedendo
negli Stati Uniti è sotto gli occhi di tutti e anche se, correttamente,
non bisogna mai dimenticare che la repressione dei migranti (negli Usa
come in Europa) è stata sempre esercitata da governi di ogni colore, non
si può di certo negare che le cose stanno peggiorando di giorno in giorno.
Il razzismo istituzionale che abbiamo sempre stigmatizzato e combattuto
faceva leva su una narrazione senz'altro ipocrita ma comunque
formalmente ancorata al concetto di rispetto delle regole e della
legalità. Della serie: chi riga dritto è il benvenuto (in realtà non è
mai stato così, ma non serve tornare, ora e in questa sede, sull'argomento).
Oggi è stato definitivamente sdoganato il concetto intimamente razzista
ed escludente per il quale intere categorie di persone sono da ritenersi
inevitabilmente estranee, straniere, aliene.
Si tratta indubbiamente di un salto di qualità che serve a rafforzare la
diffidenza e l'odio nei confronti degli immigrati all'interno del corpo
sociale. L'obiettivo è quello di sempre: distrarre gli sfruttati
dall'individuazione dei loro veri nemici e scatenare la solita e ben
collaudata guerra tra poveri.
Gli alfieri della remigrazione prendono molti voti, ma sono moltissime
le persone che scendono in piazza contro di loro e contro le loro idee
aberranti. È successo mesi fa in Germania con imponenti manifestazioni
antifasciste ed è successo poche settimane fa negli Stati Uniti con
vibranti proteste contro le retate e le deportazioni. Proprio da
oltreoceano arrivano notizie confortanti riguardo alla capacità delle
persone comuni di organizzarsi e resistere agli abusi degli sgherri di
Trump attraverso la creazione di reti e comitati di autodifesa, a
dimostrazione del fatto che, oggi come ieri, l'arma più potente contro
il fascismo è sempre la solidarietà.
Alberto La Via
https://umanitanova.org/razzisti-dentro-remigrazione-rimpatrio-e-deportazione-di-massa/
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