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(it) Italy, Sicilia Libertaria #460: La spesa bellica crea povertà (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Sun, 20 Jul 2025 05:34:35 +0300


Secondo il SIPRI (Istituto internazionale ricerche sulla pace, di Stoccarda) le spese militari globali sono in aperta crescita da dieci anni e nel 2024 hanno superato i 2,4 trilioni di dollari. Più di cento Paesi hanno aumentato le spese militari a scapito della spesa sociale e alla lotta alla povertà. La crescita della spesa militare si registra maggiormente in Europa e in Medio Oriente in relazione alle guerre in corso in Ucraina e a Gaza. ---- Fra i Paesi che hanno aumentato la spesa bellica spiccano Stati Uniti d'America, Cina, Russia, Germania, India.
Va registrato che dopo lo scoppio della guerra in Ucraina la spesa bellica in Europa ha superato i livelli registrati durante la guerra fredda.

La spesa militare europea nel 2024 è aumentata del 17% raggiungendo la cifra di 693 miliardi di euro. La Germania nel 2024 ha speso 88,5 miliardi di euro in armamenti, il 28% in più del 2023.

In Europa la Germania è seguita da Francia, Polonia, Italia.

L'Ucraina destina tutte le sue entrate fiscali per sostenere la spesa bellica che arriva addirittura al 34% del PIL.

La Russia nel 2024 ha impegnato 149 miliardi di dollari per le spese militari, il 38% in più rispetto al 2023, che rappresentano il 7,1% del PIL.

Anche l'economia italiana è virata verso il riarmo e il sostegno alle politiche di guerra.

La spesa per il settore bellico in Italia per il 2025 si attesterà al 2% del PIL, circa 45 miliardi di euro, con una evidente crescita rispetto al 2024. Negli ultimi dieci anni la spesa bellica è cresciuta oltre il 60%.

Questa scelta scellerata della classe dirigente e industriale genera un'inflazione galoppante che sta sempre più impoverendo l'intero Paese e ha spinto più di sei milioni di lavoratori verso la soglia di povertà (ammissione dello stesso Presidente Mattarella). I salari bloccati non riescono per una gran massa di lavoratori a coprire le esigenze essenziali delle famiglie italiane, la povertà investe settori che fino a pochi anni fa erano considerati garantiti.

L'economia di guerra, mentre toglie valore ai salari che diventano sempre più bassi, provoca il rincaro dei beni essenziali per la sopravvivenza. Gli aumenti riguardano la spesa alimentare, il costo delle utenze di acqua, luce e gas (aumentato anche del 300%), i trasposti.

Il taglio della spesa pubblica su sanità, scuola, stato sociale, lotta alla povertà permette le folli spese per il riarmo. 2,8 miliardi di euro per acquisto dei nuovi aerei F35, 6 miliardi euro per mezzi corazzati, 2,3 miliardi di euro per navi da guerra, 13 miliardi di euro per infrastrutture tecnologiche e nuovi armamenti. A questo si aggiungono 1,3 miliardi di euro per le 40 missioni militari italiane all'estero (Albania, Bosnia, Bulgaria, Ciad, Gibuti, Golfo Persico, Iraq, Kosovo, Kuwait, Lettonia, Libano, Libia, Mali, Marocco, Niger, Romania, Somalia, Ungheria).

Chi si avvantaggia del clima bellico è l'industria militare. In Italia fra i colossi militari in prima fila spiccano la Fincantieri e la Leonardo spa (exFinmeccanica), oltre i consolidati gruppi industriali bellici di Fiocchi, Beretta e IVECO Defence. Questi gruppi industriali assorbiranno gran parte della manna degli 800 miliardi di euro per il riarmo continentale messi in gioco dalla Commissione europea a guida von der Leyen.

Salta all'occhio come in poche settimane le azioni della Leonardo spa siano passate da 23 euro a ben 45,20 euro.

La Leonardo spa si erge fra le maggiori industrie mondiali per la produzione di carri armati, blindati, cigolati, autoblindo, mezzi di trasporto, elicotteri, aerei, cannoni, droni, sistemi di puntamento, sistemi elettronici, sicurezza elettronica, aerospazio

La Leonardo spa in Italia impiega 60468 dipendenti in 129 opifici. La produzione è sempre più virata verso il settore bellico, marginalizzando quella civile che va verso la dismissione progressiva. Gli strumenti di distruzione e morte prodotti da Leonardo spa vengono usati nei principali teatri di guerra. Leonardo fornisce strumenti di morte all'Ucraina, ad Israele che li usa contro i palestinesi a Gaza e in Cisgiordania, in Libano, Siria, Yemen e contro l'Iran, alla Turchia che li usa contro il popolo curdo in Siria e in Iraq. Gli strumenti di morte della Leonardo spa vengono usati nelle sanguinose guerre in Sudan, nel Sahel e in tanti altri conflitti armati. La guerra genera profitti miliardari che grondano di sangue.

Il 2024 per la Leonardo spa si è chiuso con un incasso di 44,2 miliardi di euro e un guadagno netto di ben 17,8 miliardi di euro.

La tendenza al riarmo va invertita. Vanno bloccate le politiche di guerra e di morte. L'industria bellica deve essere riconvertita in industria di pace e del benessere. Il bisogno di lavoro non può essere usato per la produzione di armi. Produrre per la vita, non per la morte.

Qui in Sicilia va rilanciata l'iniziativa politica e sindacale per riconvertire ad uso di civile e di pace l'opificio della Leonardo spa della Guadagna a Palermo, che produce componenti elettroniche per sistemi bellici usati in tutte le guerre, e va contrastata l'ipotesi di trasformare l'ex Fiat di Termini Imerese in fabbrica di carri armati e blindati.

La scelta strategica del movimento contro il riarmo e la guerra è la rincoversione in uso civile dell'industria bellica e imporre che le decine di miliardi destinati agli armamenti e alla guerra vengano destinati alla lotta alla povertà, alla sanità, alla scuola pubblica, ai servizi.

Renato Franzitta

https://www.sicilialibertaria.it/
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