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(it) Italy, Sicilie Libertaria #454 - Ferri: DEMOCRAZIA E/O ANARCHIA? - Sulle radici libertarie della democrazia greca. (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Wed, 15 Jan 2025 09:13:35 +0200


Un recente libro di Donatella Di Cesare, edito da Einaudi con il titolo "Democrazia e anarchia. Il potere nella polis", affronta la relazione fra la teoria e il sistema politico della democrazia nella Grecia del V° e IV° secolo A.C. e l'anarchismo. Ne parliamo con Enrico Ferri, noto studioso di Stirner e dell'anarchismo, ma conoscitore non superficiale della democrazia greca, alla quale ha dedicato vari saggi in varie lingue, non ultima una nuova e recente traduzione ed edizione dello Pseudo Senofonte, noto pure come il Vecchio Oligarca, edita da Rubbettino. ---- D) Tanto in ambito democratico che anarchico, non sono molti quelli che hanno affrontato le relazioni esistenti fra la teoria democratica greca e il pensiero anarchico.

R) È un dato di fatto la scarsa attenzione che gli anarchici hanno dato al fenomeno politico, culturale ed ideologico rappresentato dalla democrazia degli Ateniesi. Kropotkin, ad esempio, nella voce "Anarchism" dell'Enciclopedia Britannica del 1910, quando parla dei precursori dell'anarchismo fa un fugace riferimento ad Aristippo e a Zenone, ma non nomina la filosofia politica della democrazia ed il suo sistema politico. Nell'"Etica" cita più autori greci, ma non c'è nessun riferimento al sistema democratico. Le cose non cambiano se consideriamo teorici come Bakunin, Proudhon e Stirner, oppure il dibattito politico all'interno del movimento anarchico, non solo europeo, del diciannovesimo o del ventesimo secolo.

D) Donatella Di Cesare sostiene che il nucleo teoretico della democrazia antica e quello dell'anarchismo, a partire dalla critica del potere, siano gli stessi. È corretto a tuo avviso questo accostamento?

R) Aristotele, in un passo della "Politica", che la Di Cesare ricorda, sostiene che i democratici "non vorrebbero nessun governo, perché l'uomo libero non ha padroni, ma non potendo fare a meno del governo, scelgono di governare ed essere governati a turno". È interessante notare che, secondo Aristotele, nella prospettiva democratica ogni governo politico è visto come una forma di dispotismo. Allo stesso tempo si riconosce che la comunità non può vivere senza essere amministrata, di conseguenza si sceglie la forma di governo (amministrazione) più vicina al non- governo. L'autogoverno è la negazione di ogni sistema comunitario fondata su un potere gerarchico (arché), che viene dall'alto e prescinde dai governati. Questo governo democratico, ma lo potremmo definire perfettamente libertario, consiste nel "governare ed essere governati a turno". Tale assunto è perfettamente in linea con l'altro principio democratico, riportato da Erodoto, per bocca di Megabizo, che rende la libertà democratica con la formula né árchein né árchestai: né comandare, né essere comandati.

D) In "Democrazia e anarchia" si legge che "la questione[del potere in democrazia]è ontologica, ancor prima di essere politica", come pure che "la democrazia è sempre incompiuta", che "manca di presupposti certi", che è sempre "priva di fondamento".

R) Gorgia da Leontini, con Protagora il massimo rappresentante della Sofistica, sostiene che "L'Essere non è, anche se fosse reale non sarebbe comprensibile per l'uomo e se lo divenisse non sarebbe comunque esprimibile e comunicabile", secondo quanto riporta Sesto Empirico. In sintesi dice che la questione dell'Essere, che è pure la questione del Fondamento originario, è non reale, in ogni caso del tutto assente ed estranea all'esistenza ed alla storia degli uomini.

D) Questo approccio che conseguenze ha nella sfera politica?

R) Gorgia sostiene anche quella che potremmo definire la legge dell'opportunità, che una certa scelta può essere più o meno valida a seconda delle circostanze. Non si tratta, pertanto, di prendere lo spunto da presunte verità oggettive e fondanti, ma di valutare e scegliere correttamente a seconda delle circostanze.

D) Il cosiddetto relativismo gnoseologico?

R) Con relativismo gnoseologico in genere si intende che si hanno diverse rappresentazioni di una stessa realtà, a seconda delle prospettive. La Sofistica afferma anche che la stessa persona, o una certa comunità, possono avere una diversa rappresentazione della realtà ed un diverso approccio alla stessa se cambiano le sue condizioni di vita, l'ambiente geografico, il clima o il sistema politico in cui si trovano. Erodoto, ad esempio, sostiene che gli Egiziani hanno abitudini e stili di vita opposti a quelli dei Greci, ma solo perché vivono con un clima ed un fiume del tutto originali. Ippocrate, nel suo trattato "Sulle Arie, le Acque e il Luoghi", afferma che i Greci insediati nell'Asia Minore (Anatolia), hanno caratteri diversi dagli Asiatici della stessa regione, perché hanno diverse istituzioni politiche.

D) In "Democrazia e anarchia", sembra quasi che alla base della democrazia greca ci sia un assunto anti-metafisico di tipo moderno.

R) I Greci dall'VIII° al VI° secolo avevano colonizzato vasti territori di tre continenti, avevano circumnavigato l'Africa, partendo dal Mar Rosso; per commerciare si erano spinti fino all'Islanda e conoscevano gran parte dell'Asia Minore. Basti leggere le storie di Erodoto, Ippocrate o l'"Anabasi" di Senofonte per rendersi conto che erano perfettamente consci della differenza dei costumi, dei culti, delle morali, delle pratiche familiari e sessuali e delle relazioni che le stesse avevano con il clima, l'orografia e la geografia. La Sofistica, a cui la Di Cesare non dedica la necessaria attenzione, seppe perfettamente rappresentare queste acquisizioni e le loro conseguenze.

D) Che impatto ha questo approccio, per così dire anti-ontologico nella caratterizzazione del sistema democratico ateniese?

R) In democrazia, per tornare alle tesi della Di Cesare, non esiste una verità universale ed immutabile da cui partire, non esiste il problema del fondamento, di presupposti certi. L'unica cosa assolutamente certa è che il potere appartiene al popolo, cioè alla comunità nel suo insieme, e che l'interesse della comunità è superiore a quello di qualsiasi singolo o parte della comunità. Questo secondo principio, divenuto poi un'acquisizione fondamentale della democrazia non solo antica, risale a Solone, chiamato a dirimere i contrasti fra oligarchi e popolo: affermò che gli interessi della comunità, considerata nel suo insieme, andavano al di là di quelli dei singoli ceti.

D) Questa visione è alla base dell'eguaglianza democratica?

R) Certamente: in democrazia tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, quella che si chiamava l'isonomia, tutti hanno il dovere di contribuire alla vita, alle esigenze ed alla difesa comuni; nell'Atene democratica si ha per la prima volta la costituzione di un esercito di popolo. A Maratona contro l'élite dell'esercito persiano, combattono dieci battaglioni formati da cittadini, non da militari di professione. Ad Atene, inoltre, come ricorda Pericle nel celebre encomio, tutti hanno il diritto/dovere di partecipare alla gestione della cosa pubblica. Persino nel Ceramico, il cimitero d'Atene, vengono scoraggiati segni di opulenza e distinzione nell'architettura delle tombe.

D) Ma l'uguaglianza democratica ha una serie di limitazioni, tanto all'interno della cittadinanza, che al suo esterno.

R) Quando parliamo di uguaglianza democratica parliamo di un'uguaglianza essenzialmente politica, non sociale o economica. Cosa essa sia è spiegato in modo brillante da Protagora nell'omonimo dialogo platonico, con l'esempio dei flautisti. Si può semplificare in questi termini: "Per definire qualcuno flautista, non è necessario che sia un virtuoso dello strumento, serve solo che lo sappia suonare, seppure in modo elementare. Allo stesso modo il cittadino è tale se in grado di partecipare alla vita politica della città". Questa uguaglianza "di base", non disconosce i meriti individuali, anzi li pone al centro della vita politica. Inoltre, l'Atene democratica prese una serie di misure che andavano oltre l'uguaglianza meramente politica, ad esempio una politica di controllo del prezzo del grano, importato principalmente dal Mar Nero (Ponto Eusino) e forme di indennizzo per permettere ai meno abbienti di partecipare alla vita politica, ad esempio ai Tribunali e all'Assemblea. La diffusa pratica del sorteggio, per assegnare cariche che non richiedevano competenze specialistiche, sott'intende una visione egualitaria.

D) Esiste, però, anche la questione della condizione servile di parte della popolazione e quella sicuramente subalterna delle donne ateniesi.

R) È un dato di fatto: ad Atene una parte consistente della popolazione è fatta di schiavi, di stranieri residenti (meteci) che avevano diritti politici limitati e da donne che non potevano partecipare alla vita politica.

D) Come è possibile definire libertario un sistema politico fondato sulla schiavitù?

R) La schiavitù è presenza costante nella storia, fino ai nostri giorni. Pensiamo, ad esempio, al sistema coloniale delle democrazie moderne, che di fatto era un regime schiavistico. O alla Rivoluzione Francese, che mantiene le colonie, o alla democrazia americana, dove persino i Presidenti sfruttavano schiavi di origine africana. Occorre ricordare anche che alcuni critici della democrazia, come Platone e il Vecchio Oligarca, sostengono che in democrazia le donne e gli schiavi godono di una libertà eccessiva, che non ha riscontro nelle altre forme di governo.

D) De Cesare parla di "deterritorializzazione" e di rescissione dei legami di sangue, operate dalla democrazia ateniese.

R) Si, l'esatto contrario della formula "Terra e sangue", tanto cara ai nazionalismi. Con la riforma di Clistene, del 508 a.C., si divide la popolazione in 10 tribù, ognuna dislocata in varie parti del territorio, nella città verso il mare e nell'entroterra. Il legame politico sostituisce quello familiare, di sangue, a sua volta legato ad una collocazione territoriale.

D) Ci puoi riassumere quali sono per la Di Cesare i caratteri più propriamente anarchici della democrazia ateniese, che tu condividi?

R) Sicuramente la visione critica del potere, la diffidenza o l'opposizione ad ogni concentrazione del potere nelle mani di uno o di pochi. Le cariche, a parte rare eccezioni, sono sempre assegnate pro-tempore, in genere non rinnovabili. Il potere viene controllato anche durante il suo esercizio ed ognuno è chiamato a render conto a fine mandato di come abbia gestito il suo incarico. Ogni cittadino è sollecitato ad esercitare il controllo sulla gestione del potere. Il principale obiettivo è quello di favorire la partecipazione dei cittadini e la ridistribuzione del potere, come ricorda la Di Cesare, amministrato sempre "provvisoriamente", perché non appartiene a nessuno in particolare, ma solo alla comunità nel suo insieme.

D) La Di Cesare scrive che la polis democratica non è lo stato. È corretta questa tesi?

R) Ad Atene non esiste un apparato politico-amministrativo permanente, non esistono funzionari di Stato, ma cittadini che svolgono pro tempore certe funzioni, quasi sempre a titolo gratuito. Le leggi stesse vengono promulgate in nome del popolo (e del Consiglio dei 500), non della città di Atene

D) Quali sono i limiti della democrazia ateniese che, a tuo avviso, la Di Cesare non ha considerato?

R) Il legame politico, che sostituisce quello fondato su consanguineità e territorialità, crea un'unione che include quanti ne fanno parte ed esclude gli altri: gli stranieri, i non-cittadini, persino gli alleati. Lo vediamo nella politica estera della democrazia ateniese, dopo la seconda guerra persiana e nella guerra del Peloponneso. Gli stessi alleati democratici della Lega delio-attica vengono considerati come degli asserviti, doúloi, secondo leggi della potenza definite universali ed eterne. Lo leggiamo in Tucidide, nelle cronache della guerra del Peloponneso e nel celebre dialogo fra Ateniesi e abitanti dell'Isola di Melo.

D) Quali sono altre differenze fra democrazia greca ed anarchia?

R) La democrazia greca è il frutto di un processo politico che dura due secoli. È un sistema politico che si afferma in modo dirompente a partire dalle riforme di Clistene del 508, una realtà storica che si costituisce nel tempo, attraverso una serie di trasformazioni e riforme. Basti considerare che non esiste un articolato testoc del quinto o quarto secolo AC che descriva cos'è la democrazia, a parte l'encomio funebre di Pericle. L'anarchia moderna nasce come teoria politica a partire da Bakunin e insieme come movimento politico, ma non diviene mai la teoria politica che regola in modo permanete la vita di una comunità estesa. L'elemento teorico è preminente, mentre nella democrazia greca è quello pratico a dominare.

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