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(it) Italy, UCADI #199 - PAGHEREMO CARO, PAGHEREMO TUTTO (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Tue, 9 Sep 2025 07:46:32 +0300
L'Unione europea prepara il suo bilancio per il prossimo anno, ma le
casse sono vuote: la guerra d'Ucraina è come un'idrovora che inghiotte
tutte le risorse disponibili. Come è noto Trump ha deciso che siano gli
europei a pagare i costi della guerra e perciò ha imposto un giro di
cassa per cui la NATO riceve dai paesi europei i contributi per il suo
funzionamento e con queste risorse acquista dagli americani le armi
necessarie all'Ucraina per continuare il massacro del proprio popolo. Ma
il costo delle armi non è il solo problema: l'Unione dovrà continuare a
pagare anche il funzionamento ordinario dello Stato ucraino che, come è
noto, è uno Stato fallito, che non dispone di un bilancio proprio e che
per tutti i suoi bisogni deve attingere ai finanziamenti che provengono
dall'Unione europea per fornire attività e servizi ai propri cittadini.
Ma c'è di più: notoriamente l'Ucraina è uno degli Stati più corrotti del
mondo e quindi una larga parte dei finanziamenti ricevuti vanno a finire
in tangenti, lucrate da una burocrazia e dà un'oligarchia che permea di
sé tutto il funzionamento di ciò che resta dell'apparato statale. La
guerra è stata l'occasione per gli oricalchi di regime per alimentare a
dismisura i loro patrimoni e accumulare capitali: basta guardare alle
lussuose ville poste alle Bocche di Cattaro, abitate dai figli degli
oligarchi ucraini, sfuggiti alla guerra, che si godono i proventi di
guerra dopo essersi sottratti alla coscrizione obbligatoria, pagando
tangenti ai reclutatori. Né i costi del mantenimento dell'Ucraina si
fermano qui, perché a carico dell'Unione europea ci sono anche le
indennità corrisposte ai profughi ucraini sparsi per i diversi paesi
d'Europa, sostegni finanziari che stanno provocando risentimento e odio
tra le popolazioni autoctone, che vedono nei profughi ucraini dei
privilegiati che vivono dei sussidi, intasano i servizi pubblici, i
servizi sanitari, ingolfano il mercato delle case in affitto, sono di
ostacolo al benessere dei cittadini europei che pagano le tasse.
Come se non bastasse le merci Ucraine che attraversano senza dazi i
territori dell'Unione europea, vengono vendute sottocosto e di fatto
esercitano un'azione di dumping rispetto alle merci e soprattutto ai
prodotti agricoli provenienti dall'area europea: prova siano le ripetute
proteste degli agricoltori dei diversi paesi europei.
Con la redazione del nuovo bilancio europeo si potrebbe dire che al
danno si aggiunge la beffa perché, dovendo raschiare il fondo del
barile, gli estensori del bilancio comunitario dovranno necessariamente
ridurre le risorse destinate all'agricoltura che costituiscono ben il
30% del bilancio europeo per reperire risorse. Altra voce sacrificata
sarà quella relativa ai fondi di coesione, con danni rilevanti per le
aree più povere e disagiate dell'Unione.
Per far digerire queste misure fortemente discriminatorie nei confronti
della popolazione europea si alimenta il mito della ricostruzione
dell'Ucraina come un'occasione di affari, anche se viene da chiedersi,
ma per chi e per cosa, posto che il paese da ricostruire è pieno di
bombe, inquinato, deprivato delle risorse naturali, indebitato oltre misura.
Ce n'è a sufficienza per smetterla con la retorica della solidarietà
verso un paese aggredito, un paese "democratico" da aiutare e sostenere,
quando poi siamo di fronte ad un regime oligarchico né più e né meno
simile a quello russo che l'Ucraina combatte, nemico di tutte le libertà
politiche, religiose, linguistiche etniche: un paese governato da un
regime che costringe con la forza i propri cittadini a prendere le armi,
li sequestra sbattendoli nelle trincee a crepare sotto il fuoco
dell'artiglieria russa, un paese dominato e gestito da corrotti (lo dice
la popolazione, protestando in russo).
È interesse preminente delle classi popolari europee l'opposizione alla
guerra d'Ucraina poiché essa sottrae risorse al welfare europeo e crea
le condizioni per una crisi economica profonda che sconvolge la
struttura produttiva dell'intera Europa, innescando una fase economica
di recessione che colpisce il proletariato. L'Unione europea non può
accollarsi i costi né della guerra, né della ricostruzione dell'Ucraina;
è bene ricordare che il paese ha ceduto le sue risorse energetiche e
minerarie agli USA e ne ha perso gran parte perché allocate negli oblast
passati sotto il controllo russo. Il know-how acquisito dagli ucraini
durante la guerra per sviluppare la loro economia e ricostruire il paese
non è sufficiente a compensare la distruzione profonda del tessuto
economico né il disastro causato dalla guerra nella compagine sociale. I
governi e i popoli dell'Ue devono fare di tutto per impedire che sia
consentita all'Ucraina l'adesione all'Ue, utilizzando peraltro un
percorso privilegiato rispetto a quello di altri paesi che da tempo
lavorano e operano per il loro ingresso nell'Unione e che si sono visti
rifiutati per vedere poi l'Ucraina privilegiata nelle sue richieste per
ragioni geostrategiche.
È incontestabile che l'Ucraina non possiede nessuno dei requisiti
previsti dai Trattati per entrare nell'Ue pertanto la sua ammissione
nell'Unione costituisce una forzatura politica inaccettabile che viola i
patti sottoscritti. Non solo, ma la sua presenza nell'Unione finirebbe
per assorbire la gran parte delle risorse comuni disponibili che
verrebbero canalizzate e finalizzate al pagamento dei danni di guerra,
che di fatto si chiede all'Unione europea di sostenere. posto che
l'Ucraina ha perso la guerra e che non vi sarà alcun paese che pagherà i
danni di guerra se non gli ucraini stessi e quegli incapaci dirigenti
dei paesi dell'Unione europea che ne sostengono la guerra contro i loro
interessi. Per questi motivi l'opposizione alla guerra d'Ucraina è
vitale per gli interessi del proletariato europeo, il quale per
difendere le proprie condizioni di vita e il proprio livello di
benessere, deve liberarsi del problema ucraino, al più presto,
attraverso una trattativa diretta con la Russia che riconosca quegli
stessi principi che fanno parte del corpus comunitario e che riguardano
la tutela della libertà delle minoranze, la garanzia per i popoli di
poter parlare la lingua che desiderano, il principio di
autodeterminazione del proprio destino. I popoli europei non possono
sacrificare il proprio benessere, la propria prosperità, per alimentare
il nazionalismo ucraino e il revascismo slavo di una componente
nazistoide della popolazione ucraina, sacrificando a questo obiettivo i
propri interessi e il proprio benessere.
G.L.
https://www.ucadi.org/2025/07/27/pagheremo-caro-pagheremo-tutto/
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