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(it) Italy, UCADI, #198 - L'anatra polacca (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Thu, 7 Aug 2025 09:07:40 +0300
Il 2 giugno il 71,63%, dei polacchi si è recata al voto per eleggere il
Presidente della Repubblica, registrando la più alta partecipazione al
voto dalla fine del comunismo. Il candidato sovranista Karol Nawrocki
del Pis ha ottenuto il 50,89% dei voti (10.606.628 di voti assoluti),
mentre il sindaco liberale di Varsavia, l'europeista Rafal Trzaskowski
si è fermato al 49,11% (10.237.177 voti). Il risultato politico del voto
è che il paese è profondamente diviso: sarà difficile per il premier
Donald Tusk, portare avanti il processo di riforma richiestogli
dall'Unione europea. È bene ricordare che la Polonia usciva da due
mandati di una gestione di destra dello Stato e delle istituzioni che ha
portato il paese ad una profonda svolta a destra sul piano sociale, del
godimento delle libertà democratiche, dello stato di diritto. A votare
per Nawrocki è stata la Polonia profonda, quella delle campagne, mentre
le città e la diaspora hanno dato il loro voto al suo oppositore. Il
presidente eletto è un sostenitore strenuo dei valori tradizionali:
contrario all'aborto e ai diritti Lgbtq+, vuole norme più stringenti e
restrittive sui migranti, rivendica un ruolo crescente della Polonia
nella Ue. La sua campagna elettorale è stata fortemente sostenuta dal
movimento Maga e dalla destra internazionale alla quale, del resto, il
suo partito è legatissimo.
Uno dei temi che ha fatto la differenza tra i due candidati è stata la
posizione di Nawrocki sulla guerra in Ucraina, considerando che, al
contrario delle posizioni atlantiste del suo avversario, egli è
contrario all'ingresso dell'Ucraina nella NATO e ha le stesse posizioni
di Orbàn per quanto riguarda il sostegno alla guerra ucraina. Avendo
raccolto il voto della Polonia profonda, quella contadina Nawrocki si è
fatto interprete del malumore verso l'emigrazione ucraina che ha
prodotto le proteste degli agricoltori che lamentano una concorrenza
sleale dei prodotti agricoli ucraini venduti sul mercato interno
polacco, senza pagare alcun dazio di importazione, che fanno una
concorrenza spietata ai prodotti degli autoctoni, deprimendone i prezzi
sul mercato. È inoltre da non sottovalutare l'incidenza negativa delle
misure di sostegno a favore dei rifugiati ucraini che di fatto creano
una diversificazione dei trattamenti con la parte più svantaggiata della
popolazione polacca per quanto riguarda l'accesso al servizio sanitario,
ai servizi sociali, alla casa.
Il risultato del voto complica enormemente il lavoro del governo di
coalizione guidato da Donald Tusk, che rischia di vedere ulteriormente
bloccato il suo programma progressista da un Presidente della
Repubblica, dotato del potere di veto sulle leggi.
L'ultra - destra al potere
Le elezioni polacche spostano notevolmente a destra l'asse politico
nell'Unione europea. Non è un caso che prima delle elezioni si sia
tenuta in Polonia la conferenza annuale della Conservative Political
Action Conference (CPAC) organizzata dagli Stati Uniti per iniziativa
dell'American Conservative Union (ACU). Si tratta di un evento di
riferimento per la destra americana e internazionale, che coinvolge
attivisti, politici e figure pubbliche provenienti da tutto il mondo. La
conferenza della CPAC h consentito di discutere le questioni chiave del
momento, promuovere le idee conservatrici e organizzare la strategia
politica del movimento. Questa organizzazione è ben radicata in Polonia
dove dispone di fondazioni e strutture di sostegno legate al clero
polacco. In particolare sono profondi e documentati i legami con il
movimento Ordo Iuris, che già nel 2013 aveva dato vita alla Fondazione
omonima con sede a Varsavia, una struttura di cattolici fortemente
legati al PiS e agli ambienti dell'ultra destra polacca e sostenuti
dalla Chiesa, in particolare dall'arcivescovo di Cracovia, molto noto
per le sue frequenti dichiarazioni a favore dei conservatori, con
profondi legami con i sostenitori della "teologia della prosperità"
sostenuta dai movimenti evangelicali latino-americani.
Tuttavia l'astro nascente del panorama politico polacco è costituito
Konfederacja (Confederazione Libertà e Giustizia), il nuovo partito di
estrema destra che ha un programma anti europeista, epigono di AfD già
presente in Polonia del 2019, i cui voti sono risultati determinanti per
la vittoria della destra. Il suo programma è tipico di un partito di
estrema destra e anti-sistema che mira a rifondare tutto lo Stato su
basi autoritarie è parte dell'internazionale nera che vede la presenza
di Vox, della Lega dei portoghesi di Chega.
Dicevamo che la forza dei conservatori polacchi risiede nei profondi
legami che sussistono fra questa componente politica e la popolazione
delle campagne, profondamente colpita dalla concorrenza dovuta
all'immissione delle merci ucraine sul mercato. In questi anni la
Polonia ha beneficiato di un forte sviluppo, grazie alle risorse
provenienti dall'Europa. A beneficiarne è stata soprattutto la
popolazione delle città e i lavoratori dell'industria; a sopportarne il
peso la Polonia profonda che oggi rivendica i propri diritti. Inoltre i
partiti di destra sono profondamente legati alla Chiesa e alle sue
strutture: questa ha stipulato con il potere un vero e proprio contratto
di appalto per la gestione di larga parte dei fondi pubblici, dei
servizi alla persona, dei servizi sociali. La Chiesa ripaga questo
rapporto con il sostegno politico ai partiti di destra, tanto più che
esiste una consonanza tra il programma sociale da questi sostenuto per
quanto riguarda l'assistenza agli anziani, ai disabili, agli indigenti,
per le ragazze madri, le donne in cinte, i giovani, il finanziamento
delle scuole private cattoliche ecc. La presenza della Chiesa polacca e
così pervasiva nella società che essa è presente largamente perfino
nella gestione delle carceri e degli ospedali, in tutti i servizi culturali.
D'altra parte non può essere dimenticato il ruolo che la Chiesa ha avuto
nel crollo del comunismo. I finanziamenti occulti del duo Marcincus
Wojtyla sono alla base di questa alleanza politica e determinano e
condizionano la crisi di regime che ha portato alla nascita del nuovo
Stato polacco, che porta impresso nel proprio imprinting quell'insieme
di valori tradizionali cattolici che fanno perno sulla famiglia
tradizionale sull'avversione all'aborto, sulla morale cattolica più
tradizionale.
Donald Tusk, il claudicante
Anche se il Presidente eletto appartiene al Pis, attualmente il suo
partito si trova all'opposizione, nonostante la vittoria della sua
coalizione - la Destra Unita (ZL) -alle elezioni del 2023, ha ottenuto
più del 35% dei voti e addirittura una percentuale di voti leggermente
superiore nelle elezioni europee di quest'anno.
Il governo è nelle mani di Coalizione Civica (KO), guidata dal Primo
Ministro Donald Tusk, che dovrà affrontare da ora in poi ostacoli
crescenti a causa del potere di veto sulle leggi che il Presidente della
Repubblica può esercitare.
Questo dualismo di poteri crea una particolare situazione di debolezza
depriva il gruppo dei volenterosi- il direttorio europeo costituito da
Francia, Gran Bretagna, Germania e Polonia di sostegno alla guerra in
Ucraina - di una delle gambe sulle quali reggersi. Ben consapevole di
ciò l'Unione europea ha subito lanciato nei confronti del vincitore
delle elezioni polacche l'invito a collaborare ad una gestione congiunta
delle istituzioni e del potere.
Tuttavia proprio il peso politico crescente di Konfederacja Wolnosc i
Niepodleglosc (KwiN) finisce per costituire una spina nel fianco del
Pis, poiché quanto più questi si mostrerà disponibile al compromesso e
disposto a cedere alle lusinghe di Tusk e della Commissione europea,
tanto più Konfederacja crescerà erodendone il potere.
Se a ciò si aggiunge che gli altri componenti la cosiddetta coalizione
dei volenterosi sono tutti leader decotti e in forte crisi nei confronti
dell'elettorato dei rispettivi paesi, ben sì comprende la profondità
della crisi e quanto il risultato delle elezioni polacche incide sugli
equilibri europei. A completare il quadro basti ricordare che Macron è
alla scadenza del suo mandato e non può essere rieletto, Merz è reduce
da un voto di fiducia mancato e per essere confermato nella carica di
cancelliere ha avuto bisogno di una seconda votazione. Che dire poi
della popolarità di Starmer, in caduta libera tra il suo elettorato.
Tuttavia, proprio perché così deboli, questi leader al tramonto dei
principali paesi europei sono pericolosi, perché non hanno nulla da
perdere, sono alla canna del gas, sono disperati e quindi disponibili a
giocarsi ogni carta pur di restare al potere.
La frazione inglese
Chi guarda al gruppo dei volenterosi non può non notare immediatamente
un'anomalia, costituita dalla presenza, con un ruolo determinante, della
Gran Bretagna, che pure con la Brexit si è posta fuori dall'Unione
europea. Eppure, mai come ora, questo paese cerca di dirigere e
condizionarne la politica e le scelte strategiche continentali,
sostenuto dai suoi proxy, costituiti dai paesi che fecero parte
dell'impero britannico e che nella frattura prodottosi all'interno del
capitalismo anglosassone, si sono schierati con l'Inghilterra, piuttosto
che con gli Stati Uniti.
Portatrice di una visione imperiale del proprio ruolo, la Gran Bretagna
considera il controllo del continente europeo come un elemento
strategico essenziale del proprio potere e perciò mira a mantenere i
paesi del continente tra loro divisi e soprattutto ad impedire rapporti
organici di questi con la Russia. Sa bene, per esperienza storica, che
l'alleanza tra le capacità manifatturiere dell'Europa occidentale e le
riserve energetiche dell'immenso territorio russo la escluderebbe da
qualsiasi ruolo e la relegherebbe a diventare la piccola isola che in
effetti è. Se questa prospettiva si realizzasse verrebbe enormemente
ridimensionato anche il ruolo finanziario della City di Londra e la
finanza e la manifattura continentale troverebbero altri equilibri.
Dividere pertanto la Russia dall'Europa è un obiettivo strategico al
quale l'Inghilterra non può e non vuole rinunciare per non perdere ciò
che le resta del suo ruolo imperiale, in una fase della politica
internazionale come quella odierna, caratterizzata da una tendenziale
rinascita degli imperi in un mondo multipolare.
Si spiega con il perseguimento di questo obiettivo, il sostegno dell
Inghilterra alla guerra d'Ucraina della quale questo paese è il vero
sponsor, la determinazione con la quale il paese fa di tutto per
supplire al defilarsi degli Stati Uniti dall'area europea, interessati
ad una presenza globale, preoccupati soprattutto dagli equilibri che si
vanno determinando
nell'area del Pacifico.
Costituisce un gravissimo errore per i paesi europei continentali
assecondare le richieste inglesi, accettare di fare i servi sciocchi di
un progetto egemonico che fa solo gli interessi dell'élite delle isole
britanniche e serve a rinverdire un impero di bucanieri e di pirati che
nei secoli hanno tiranneggiato le rotte di tutto il mondo e hanno
oppresso con la loro dominazione imperiale gran parte del mondo,
drenando risorse preziose verso le isole britanniche. A nostro avviso è
tempo che i popoli europei si emancipino da questo cancro che li corrode
evitando tra l'altro di far precipitare l'Europa in una guerra nucleare,
come sarebbe potuto avvenire se solo la Russia non avesse mantenuto i
nervi saldi, a fronte dell'attentato gravissimo alla triade del sistema
di difesa nucleare del 1 giugno, come avvenuto con gli attacchi ucraini
all'aviazione russa, operando sul mandato palese e noto dei servizi
segreti britannici.
Vedi anche: Osservatorio politico. Pubblicato il 2 Marzo 2025 da Ucadi
in Numero 194 - Febbraio 2025, Newsletter, Anno 2025; Colpo di stato
alla rumena, Pubblicato il 2 Gennaio 2025 da Ucadi in Newsletter, Numero
192 - Dicembre 2024, Anno 2024; Osservatorio Politico, Newsletter
Crescita Politica n. 19
G. L.
https://www.ucadi.org/2025/06/22/lanatra-polacca/
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