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(it) Italy, Sicilia Libertaria #460: Le favole di Eni e della Regione su Versalis (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Tue, 22 Jul 2025 07:58:55 +0300


Leggendo i documenti e analizzando la comunicazione di Eni sembra di vivere nel migliore dei mondi possibili. Non è certamente un'intuizione nuova ma si resta sempre basiti dalla pervicace ottusità dell'azienda energetica più importante e influente d'Italia. Mai un tentennamento, mai un'ammissione di responsabilità, solo una propaganda battente sul fatto che va sempre tutto bene - per gli azionisti, al massimo, non certo per le persone e il pianeta. Ancora peggio quando questa narrazione viene supportata acriticamente dalle istituzioni, sempre contente di scodinzolare, loro, ai piedi del cane a sei zampe. L'ultima prova in questo senso è quella che Eni definisce "riconversione" di Versalis, il ramo d'azienda che si occupa della petrolchimica.

Negli scorsi numeri di Sicilia Libertaria ci siamo già occupati dei rischi legati ai siti siciliani di Ragusa e Priolo. E qui tocca aggiornare la situazione, perché ci sono delle novità. Per farlo partiremo dalle risposte ufficiali fornite da Eni durante l'annuale assemblea degli azionisti, che si è tenuta il 14 maggio, e dal governo regionale durante l'audizione parlamentare che si è tenuta il 21 maggio. Per aiutare chi legge a capirci qualcosa, dato che Eni e lo Stato usano lo stesso linguaggio fatto di inglesismi a caso e presunti tecnicismi al solo scopo di confondere chi li ascolta, affiancheremo alla loro versione "in virgolette" una nostra traduzione in corsivo.

Per Eni "il sito Versalis di Priolo è nel percorso di realizzazione di nuove bioraffinerie in Italia: anch'essa è destinata a Saf, con target di realizzazione e completamento meccanico a fine 2028" (a Priolo verrà realizzata un'altra bioraffineria, come già a Gela nel 2019, dove verranno prodotti i "biocarburanti" per gli aerei che di bio hanno ben poco, perché sono composti prevalentemente da oli di frittura provenienti dalla Cina, notoriamente di pessima qualità, e da olio di ricino che viene realizzato sfruttando i contadini africani). Su Ragusa Eni assicura che "dopo il fermo delle produzioni ha iniziato le operazioni di decommissioning come da piano; la trasformazione del sito secondo il Protocollo firmato al Ministero è in corso" (l'impianto di Ragusa chiude ed è già in fase di smantellamento, al suo posto entro il 2028 una serie di piccole iniziative - un impianto per la produzione di oli vegetali destinati alle bioraffinerie di Priolo e Gela; un impianto di riciclo meccanico delle plastiche; un centro per la formazione e uno per la nascita di nuove imprese - che lasceranno a piedi parecchie persone).

Prima di introdurre la versione della Regione Siciliana, attraverso le parole dell'assessore Alessandro Dagnino, è utile una breve ricostruzione. A ottobre 2024 Eni ha annunciato il "Piano di trasformazione, decarbonizzazione e rilancio di Versalis": un piano da attuare entro cinque anni e che prevede investimenti per oltre due miliardi di euro. Come è nello stile a sei zampe, Eni sceglie in maniera unilaterale quali siti chiudere, senza alcun dialogo preliminare coi territori. E così la croce è ricaduta sull'intero impianto di polietilene di Ragusa e sulle linee di cracking di Priolo e Brindisi. Salvaguardati, almeno al momento, gli altri impianti Versalis, da Porto Torres al quadrilatero padano di Ferrara, Ravenna, Mantova e Porto Marghera. Ancora una volta, dunque, si pone una questione meridionale, perché ad essere affossati sono gli impianti del Sud, nonostante le loro potenzialità. In ogni caso a marzo di quest'anno si arriva al solito protocollo d'intesa al ministero delle Imprese e del made in Italy: come se già non bastasse il nome ridicolo del ministero, anche l'accordo firmato dai sindacati (Cisl, Uil, Ugl ma non Cgil) è dello stesso tenore, perché si limita a offrire qualche pseudo garanzia in più che in realtà è il solito contentino fornito da Eni. Un copione uguale a quello scritto dieci anni prima, più precisamente nel 2014, quando il cane a sei zampe scelse di chiudere la raffineria di Gela (e mica perché inquinava ma perché era un colabrodo economico), facendo perdere il posto di lavoro, secondo le cifre della Cgil, ad almeno 900 persone. A marzo la Regione Siciliana aveva in parte sorpreso perché non aveva sottoscritto il protocollo ministeriale, così come aveva fatto la Cgil. La sorpresa però è durata poco: appena qualche giorno dopo Schifani e i suoi hanno firmato il cosiddetto "addendum". In pratica hanno strappato qualche briciola e l'hanno esibita come il pane dei miracoli. Secondo l'assessore Dagnino "è stata accolta la garanzia dei mantenimenti occupazionali sia nella fase di transizione che a regime, attraverso l'impegno dell'azienda a impiegare il personale del decommissioning" (e c'è da credere alle promesse di Eni, come no, a Gela e a Porto Torres ancora attendono dal 2011). Inoltre "Eni farà attività di mentoring alle aziende dell'indotto" (qualunque cosa voglia dire"), "l'indotto verrà coinvolto attraverso degli inviti alla partecipazione delle gare d'appalto, naturalmente dietro previa verifica dell'adeguatezza delle imprese dell'indotto rispetto alle nuove esigenze che caratterizzeranno la riqualificazione" (cioè quello che già avviene normalmente, bontà a sei zampe che inviteranno le aziende dell'indotto a partecipare per poi scoprire che ovviamente non hanno le caratteristiche adatte dato che le linee produttive sono diverse da quelle vecchie) e "infine abbiamo ottenuto una migliore specificazione dell'importo dell'investimento regionale, in particolare l'azienda ha precisato, cosa che in origine non era stata fatta perché era stata riportata una cifra complessiva, che l'investimento siciliano sarà di 900 milioni di euro, di cui 800 per la bioraffineria di Priolo e 100 per l'impianto di Ragusa che sarà trasformato in una piattaforma di circolarità in relazione al riciclo chimico delle plastiche, oltre a piccole e ulteriori risorse a titolo di investimento per alcuni progetti" (si tratta in ogni caso di un ridimensionamento industriale che comporterà la perdita di centinaia di posti di lavoro, per l'indotto, mentre Eni ha già assicurato che ci saranno cambi di mansioni e trasferimenti di sede).

Con tali indicazioni la Regione "si ritiene soddisfatta" (e come non esserlo). Ora "le istituzioni e le parti sociali che hanno firmato l'accordo vigileranno per il pieno rispetto degli impegni assunti" (ma è proprio quello il problema). Per capire la vertenza Versalis bisogna innanzitutto tradurre il linguaggio del potere, e farlo costantemente per far comprendere ciò che sta realmente avvenendo. Per non ripetere la sconfitta avvenuta con la "riconversione" delle raffinerie da qui in poi serve la mobilitazione collettiva: attualmente l'unica critica ai disegni di riconversione a sei zampe arriva dalla Cgil, e sappiamo già che senza l'autorganizzazione operaia e la solidarietà della lotta il più grande, e vecchio, sindacato italiano ci metterà poco a desistere.

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