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(it) Italy, FAI, Umanita Nova #15-25 - Una violenza sistemica. Ribelliamoci allo sfruttamento dei nostri corpi (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Thu, 26 Jun 2025 08:29:38 +0300
Notizie costanti di femminicidi e di morti sul lavoro si rincorrono
costellando la cronaca quotidiana. Tre morti sul lavoro ogni giorno. Tre
femminicidi ogni settimana. Una media ossessiva. Le statistiche sono
implacabili, anche quelle ufficiali; quelle elaborate da strutture
autogestite, come l'Osservatorio transfemminista sulla violenza di
genere, ne contano molte di più. E in mezzo c'è la scia di sangue degli
innumerevoli episodi di violenza e di infortunio. Non è un accostamento
fuori luogo: morti sul lavoro e femminicidi, ordinari infortuni e
ordinaria violenza sono associabili, in quanto caratterizzati da
rapporti di debolezza e subalternità.
Si muore a casa per mano di chi ti sta accanto. E in genere un
femminicidio, un lesbicidio, un transcidio è sempre l'ultimo di una
sequenza di atti e comportamenti, l'esito di un rapporto di potere
esercitato in vari modi, dalla sottomissione psicologica ed economica,
alle violenze fisiche su chi viene percepito come un corpo di proprietà,
da uccidere pur di non accettarne l'autonomia. Intorno alla persona che
subisce violenza, quando va bene c'è l'esiguità dei servizi sociali
territoriali, i Centri Antiviolenza che non riescono a rispondere a
tutte le richieste a causa dei pochi finanziamenti; altrimenti c'è
l'indifferenza e la minimizzazione complice di chi raccoglie
distrattamente una denuncia in un ufficio di polizia, la crudeltà dei
tribunali comprensivi verso i maschi violenti, il sessismo imperante nei
titoli dei giornali: quella che si chiama violenza secondaria.
Si muore sul lavoro, svolgendo mansioni la cui contropartita sarà un
salario spesso misero e non dignitoso, magari manovrando macchinari o
misurandosi con processi produttivi i cui "ingranaggi" e dispositivi di
sicurezza non funzionano, o funzionano male. Si muore di lavoro per
l'inadeguatezza o la totale mancanza delle misure di sicurezza, per lo
"stato di necessità" che rende disposti a tutto pur di avere un reddito.
Si muore di lavoro perché il sistema capitalista considera il diritto
alla sicurezza, alla salute e alla vita come un ostacolo al profitto.
A costellare la cronaca non è solo l'atrocità dei fatti, ma la crudeltà
delle narrazioni. Ed ecco allora che questa mattanza quotidiana ottiene
visibilità mediatica solo nei casi più eclatanti, come è successo per la
strage sul lavoro nel cantiere Esselunga di Firenze, o per la
ThyssenKrupp di Torino, dove anni fa morirono otto operai; appena un
rigo invece, presto dimenticato, inghiottito dall'episodio successivo,
per i tanti lavoratori che perdono la vita, spesso in un'età in cui
ormai non si dovrebbe più lavorare, in orari in cui la gente dovrebbe
essere a casa, e assai spesso, in quello che viene definito "il primo
giorno di lavoro", vergognoso mascheramento di un lavoro in nero
"regolarizzato" dopo la morte.
E la narrazione dei femminicidi? Assai diversa è la visibilità e la
comprensione quando si tratta di una ragazza di buona famiglia, di una
studentessa perfetta, di una donna sposata, di una donna incinta, di una
donna bianca. Altra cosa se si tratta di una ragazza un po' sbandata, di
una persona dalla vita "irregolare", di una persona LGBTQI+;
addirittura, nel caso di persone sex workers, il femminicidio, che ha le
stesse caratteristiche di violenza sessista di tutti i femminicidi,
viene grottescamente annoverato tra le morti sul lavoro, ritenuto un
inconveniente da mettere in conto, vista la tipologia di lavoro....
Morti sul lavoro e femminicidi. Infortuni e violenze sessuali. È lo
scenario devastante della guerra quotidiana imposta dal capitalismo,
dalla cultura patriarcale e sessista, è la violenza profonda strutturale
e sistemica di questa società basata sul dominio dei corpi, sulla
divisione in classi e sulla divisione dei sessi, sul preteso potere
degli sfruttatori, degli oppressori, dei padroni, di chi vuole dominare
i nostri corpi. A questa violenza sistemica occorre reagire sottraendo i
nostri corpi al dominio del potere e dello sfruttamento, cogliendo le
connessioni tra le varie forme di oppressione e organizzando lotte
efficaci per non morire più e per liberare le nostre vite.
Claudia
https://umanitanova.org/una-violenza-sistemica-ribelliamoci-allo-sfruttamento-dei-nostri-corpi/
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(en) UK, ACG: Two Russian anarchist opponents of war receive savage sentences (ca, de, it, pt, tr)[machine translation]
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(it) Brazil, OSL: Un altro passo avanti nella lotta alla Favela do Moinho! (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
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