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(it) Italy, FAI, Umanita Nova #11-25: Salari al palo. Buste paga in picchiata (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Wed, 21 May 2025 09:41:48 +0300
Il Rapporto Mondiale OIL sui salari 2025-26 recentemente uscito è uno
strumento indubbiamente utile soprattutto in un paese come il nostro,
nel quale la forza lavoro e i suoi processi organizzativi godono di
sempre minore attenzione mediatica. ---- In Italia i salari reali sono
inferiori dell'8,7% rispetto a quelli del 2008. Mentre in alcuni paesi
del G20 i salari crescevano, i nostri perdevano potere di acquisto:
sarebbe sufficiente questo dato a confutare luoghi comuni e facili
ottimismi sulla ripresa economica del Bel Paese. ---- In riferimento
solo agli ultimissimi anni, il vistoso calo del 2022 e del 2023
(rispettivamente -3,3% e -3,2%) non viene minimamente compensato dal
lieve aumento registrato nel 2024 (+2,3%). Eppure la retorica
governativa e la stampa ad essa vicina non perdono l'occasione per
trasmettere messaggi fuorvianti. Ci si chiede se gli estensori di questi
peana al Governo siano mai andati a fare la spesa o a pagare delle
bollette, perché in tal caso avrebbero avuto cognizione del costo della
vita e della inadeguatezza dei salari odierni a fronteggiarlo.
Sul finire del luglio 2024 "il Giornale" pubblicava un articolo
(potremmo menzionarne a decine) dal titolo trionfalistico ("I salari
crescono e battono l'inflazione. Si riduce la distanza con il resto
d'Europa"[1]), affidandosi a un docente bocconiano per asserire che il
solo modo per favorire la crescita salariale è quella della
contrattazione collettiva, con buona pace dello sterile dibattito sul
salario minimo. Insomma, la sola preoccupazione dei settori padronali e
del centro destra è quella di evitare il salario minimo, la cui
applicazione metterebbe fuori gioco svariati contratti nazionali siglati
con paga oraria inferiore a un ipotetico costo sotto il quale non scendere.
Nel Rapporto dell'Oil vi sono numerosi grafici, associati a uno studio
accurato su come si sono evoluti i salari reali a livello globale. In
termini generali, le economie avanzate registrano un calo degli stessi,
laddove nei paesi emergenti se ne è registrata la crescita costante nel
corso del tempo. Il che, per certi versi, potrebbe rimandare a un
mutamento dei rapporti di forza su scala planetaria, nonché a eventuali
dinamiche conflittuali, diffuse nelle economie emergenti e poco note e
studiate dalle nostre parti. Ma torniamo al nostro paese. In Italia, per
un buon quindicennio, si è registrata una bassa produttività, ma negli
ultimi due anni qualcosa è cambiato. La produttività è cresciuta, più
dei salari, tanto che alcuni giornali parlano delle condizioni oggettive
per aumentare sensibilmente le retribuzioni, criticando inoltre
l'attuale modello di contrattazione. Ed è proprio su questo che bisogna
spendere alcune parole, poiché se continueremo a fare riferimento allo
stesso indice d'inflazione, l'Ipca, calcolato al netto dei prezzi dei
beni energetici importati, non andremo lontano. L'Ipca, appunto, non
copre «una delle voci che ha gravato di più sui bilanci
familiari»[2]ossia il rincaro dei prodotti energetici. Però, per buona
parte del sindacato la soluzione resta quella di affidarsi alla
contrattazione di secondo livello, che riguarda solo grandi e medie
aziende ed esclude molte imprese di piccole dimensioni, dove non è
presente il sindacato.
Per farsi un'idea del desolante quadro sindacale basta leggere le
dichiarazioni di Daniela Fumarola, che ha festeggiato la sua
designazione a Segretaria Generale della Cisl rilasciando un'intervista
al quotidiano la Repubblica[3], ove invoca di «rimanere nell'alveo della
contrattazione e delle relazioni sindacali». Non solo, a suo dire una
legge sul salario minimo «rischierebbe fortemente di schiacciare i
salari verso il basso». Eppure basterebbe citare importanti studi di
matrice istituzionale per smentire queste parole.
Per dire, nel luglio 2023 si è parlato di una ricerca della Fondazione
Studi dei Consulenti del Lavoro, relativa a 63 contratti collettivi
firmati da Cgil, Cisl e Uil, scelti in virtù della loro
rappresentatività. Bene, dalla ricerca è emerso che, tra di essi, «ben
22, ovvero oltre un terzo, prevedono una retribuzione oraria al di sotto
dei 9 euro lordi (con inclusi TFR, tredicesima e quattordicesima
mensilità)»[4]. Dunque, Fumarola non dorme la notte al pensiero del
ribasso delle retribuzioni, ma dimentica che il suo sindacato (e non
solo il suo) ha contribuito a far scendere proprio quelle retribuzioni
ben al di sotto di quanto previsto nelle proposte di salario minimo legale.
Anche attorno ai 5,6 milioni di persone in condizioni di povertà
assoluta si producono molti bei discorsi, senza mai affrontare tuttavia
una situazione di crisi sociale ed economica sempre più fuori controllo.
E intanto non solo grandi sindacati ma anche alcune forze politiche,
oggi all'opposizione, si affidano a roboanti parole per toccare
occasionalmente le tematiche sociali. Il punto è che tali questioni non
possono essere affrontate separatamente.
Nel rapporto emerge anche una notevole differenza tra i salari dei
lavoratori autoctoni e quelli immigrati. I secondi, rispetto ai primi,
percepiscono retribuzioni inferiori del 26,3%: una divaricazione
rilevante e anche preoccupante, che può essere contrastata solo in un
discorso generale, tale da porre al centro la questione salariale e la
lotta contro tutte le diseguaglianze e discriminazioni. Mai come oggi
tale battaglia complessiva deve emanciparsi da una pericolosa illusione,
rilanciata con vigore dalla Cisl e rimodulata in termini più sfumati da
Cgil e Uil: quella per cui l'erosione salariale e la costante perdita di
diritti possono essere frenate attraverso la contrattazione collettiva e
il dialogo sociale. A cosa abbia portato tale impostazione è ormai sotto
gli occhi di tutti. Anni e anni di politica salariale moderata, spesso
spinta sino all'austerità salariale vera e propria, hanno portato
vantaggi al solo padronato, mentre la classe lavoratrice e i percettori
di redditi medio-bassi si confrontano quotidianamente con un netto
peggioramento delle condizioni di vita, non compensato da un sistema di
welfare sempre meno adeguato a rispondere ai bisogni sociali dei più.
Ecco perché è indispensabile non solo rovesciare il punto di vista del
nemico di classe, ma anche dubitare fortemente delle prese di posizioni
tardive e contraddittorie. È indispensabile portare avanti pratiche
collettive di difesa del potere d'acquisto dei salari e di rilancio dei
servizi sociali, depauperati da anni di contenimento della spesa
pubblica. Per usare un solo concetto, occorre tornare al conflitto, da
sempre principale leva dell'emancipazione delle persone sfruttate e
oppresse.
Emiliano Gentili, Stefano Macera, Federico Giusti
[1] Titta Ferraro, I salari crescono e battono l'inflazione. Si
riduce la distanza con il resto d'Europa, 27 Luglio 2024,
https://www.ilgiornale.it/news/politica/i-salari-crescono-e-battono-linflazione-si-riduce-distanza-2351284.html.
[2] Enrico Marro, Salari reali, nessuno peggio dell'Italia: rispetto
al 2008 perso l'8,7% del potere d'acquisto (e in Germania è salito del
15%), 25 Marzo 2025,
https://www.corriere.it/economia/lavoro/25_marzo_24/salari-reali-nessuno-peggio-dell-italia-rispetto-al-2008-perso-l-8-7-del-potere-d-acquisto-e-in-germania-e-salito-del-15-8f29fe3d-5c41-4375-a665-48d02a460xlk.shtml.
[3] Rosaria Amato, Fumarola "Siamo autonomi ma il governo è attento
al dialogo Il salario minimo impoverisce", 13 Febbraio 2024, «la
Repubblica»,
https://www.cisl.it/notizie/attualita/siamo-autonomi-ma-il-governo-e-attento-al-dialogo-il-salario-minimo-impoverisce-la-repubblica/.
[4] Rita Querzè, Salario Minimo, i 22 contratti di Cgil, Cisl e Uil
sotto i 9 euro lordi, 21 Luglio 2023,
https://www.corriere.it/economia/lavoro/23_luglio_21/salario-minimo-22-contratti-cgil-cisl-uil-sotto-9-euro-lordi-infografica-63a0b664-26fc-11ee-8ff1-5e0f92474986.shtml.
https://umanitanova.org/salari-al-palo-buste-paga-in-picchiata/
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