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(it) Italy, UCADI #194: Guerre delocalizzate (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Thu, 24 Apr 2025 08:24:51 +0300
Mentre un conflitto, quello a Gaza, entra in pausa, affiorano notizie di
nuove guerre dimenticate, ma che sono da tempo attive in varie parti del
pianeta. Molti di questi conflitti sono legati da un filo rosso, a
tratti invisibile, che tuttavia li tiene insieme e fa interagire gli
attori che operano sui diversi campi di battaglia: è quando avviene
nello scontro che si svolge nell'Africa centrale. Dipanare questo filo è
essenziale per comprendere quanto avviene. ---- Apparentemente sorprende
apprendere che il movimento M 23 (composto da ex ribelli del Congresso
nazionale per la difesa del popolo (CNDP), un tempo parte dell'esercito
congolese. ammutinatisi nell'aprile 2012), addestrato e sostenuto del
governo ruandese, si è impossessato di un vasto territorio posto al
confine della regione, fra il Congo e Ruanda, prendendo il controllo
della città di Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu, con una
popolazione di 750.000 abitanti. Ci troviamo ad oriente del territorio
della Repubblica Democratica del Congo, nella zona dei grandi laghi, con
la città collocata a poca distanza dal confine ruandese. Si tratta di un
territorio ambito, poiché possiede giacimenti di oro, diamanti, uranio,
rame, cobalto random, tallio, legname pregiato, petrolio; un'area molto
contesa, nella quale si è svolta sia la prima che la seconda guerra del
Congo, interrottasi nel 2003, che è legata alle vicende di uno dei più
grandi genocidi dell'epoca moderna, quello conseguente al conflitto fra
Tutsi e Hutu, le due etnie del Ruanda, poiché in quest'area si
riversarono i profughi scampati alla mattanza organizzata dai
colonialisti belgi nel paese africano e vittime di quel genocidio,
contribuendo all'instabilità dell'area.
Le porcate del colonialismo belga
Per meglio capire le caratteristiche del territorio nel quale si
sviluppa il conflitto vale la pena ricordare che quest'area dell'Africa
centrale è stata soggetta alla colonizzazione belga che si è
caratterizzata per una ferocia inaudita. Il territorio del Congo era
stato attribuito al sovrano del Belgio, quale possedimento personale,
che esercitava il dominio assoluto sul territorio e i popoli. Le potenze
coloniali, a seguito della Conferenza di Berlino del 1880, si divisero
l'Africa e il mondo, tracciarono i confini degli Stati, trasferendo
sulla carta geografica i loro rapporti di forza e gli interessi degli
occupanti di quei territori, piuttosto che tenere conto della
distribuzione delle popolazioni, delle etnie sul territorio della storia
di quei popoli. Il Ruanda, già colonia tedesca, venne assegnato nel 1946
al Belgio in amministrazione, su mandato dalla Società delle Nazioni, in
amministrazione fiduciaria. Il paese è situato nella regione degli
altipiani fra le sponde nord-orientali del Lago Tanganica e il corso
superiore del Kagera, immissario del Lago Vittoria. Il territorio era
originariamente abitato dagli Hutu, che svolgevano prevalentemente
attività agricole e da Tutsi dediti all'allevamento del bestiame: tra
queste due componenti della popolazione gli scambi e i matrimoni misti
erano comuni e le diverse tribù facevano parte di un unico regno.
Per controllare il paese l'amministrazione criminale coloniale, a
differenza di quanto fece nel vicino Camerun[1]decise che era opportuno
dividere la popolazione e si prodigò nel diffondere l'idea, costruita a
tavolino, di una differenza razziale basata sull'aspetto fisico degli
individui. Venne diffusa così l'idea che la maggiore altezza dei Tutsi
era la conseguenza della loro origine caucasica, frutto di antiche
migrazioni verso quelle aree dell'Africa (tesi peraltro del tutto
scientificamente inconsistente), e perciò erano quanto di più possibile
vicini ai bianchi, e quindi geneticamente superiori mentre la più bassa
statura che caratterizza gli Hutu li avvicinava al terzo gruppo etnico
dell'area, i pigmei Twa, (1%) della popolazione, considerati una
degenerazione genetica. Da questo elemento razziale discendeva il
diritto dei Tutsi ad essere classe dirigente, possedere la terra e il
bestiame e gestire il potere politico, mentre gli Hutu avrebbero dovuto
svolgere il lavoro agricolo e sovrintendere al culto religioso: a loro
erano riservate le mansioni più umili e meno retribuite.
L'odio artatamente nutrito dette i suoi frutti è così, dopo sanguinose
rivolte e massacri, gli Hutu, presero il potere nel 1959-1962, e ciò
coincise con l'inizio della lunga persecuzione dei Tutsi. Molti di loro
fuggirono nei Paesi limitrofi, soprattutto in Uganda, altri si
rifugiarono in Congo. Nel periodo del genocidio, avvenuto nel 1994, gli
Hutu erano il gruppo di popolazione maggiore, ma i Tutsi avevano il
controllo dell'esercito e si formassero gruppi paramilitari dall'uno e
dall'altra parte: il paese venne dilaniato da una guerra civile feroce.
L'assassinio del presidente ruandese Hutu rappresentò l'innesco del
genocidio nel corso del quale gli estremisti Hutu uccisero tra 500.000 e
1.000.000 di cittadini Tutsi e Hutu moderati. Paul Kagame, Presidente
del Fronte Patriottico Ruandese e attuale Presidente del Ruanda,
cresciuto in un campo di sfollati in Congo, assunse la leadership della
componente Hutu, riprese la guerra civile e pose fine al genocidio con
una vittoria militare, restando al potere fino ad oggi: il suo ultimo
mandato è stato rinnovato nel 2024. C'è lui dietro l'addestramento
militare del M 23 e la stabilizzazione del territorio nel quale da
sempre imperversano le compagnie di mercenari e di miliziani dalle più
diverse provenienze. Le enormi ricchezze presenti su quel territorio
rendono infatti conveniente per le compagnie che si sono appropriate dei
diritti di sfruttamento di queste risorse investire una parte dei
profitti in sicurezza, dotandosi di eserciti privati, a garanzia della
possibilità di mantenere il controllo dei loro investimenti.
Il governo centrale congolese non vuole rinunciare ad esercitare la
propria giurisdizione su questi ricchi territori e pertanto, come molti
dei governi dell'Africa centrale ha fatto ricorso a mercenari, optando
improvvidamente per i servizi offerti dalla Amani Sarl, compagnia di
mercenari, filiale congolese della società bulgara Agemira, controllata
dai servizi segreti francesi, costituita ad imitazione della Wagner da
Horatiu Potra, un mercenario rumeno che ha fatto parte della Legione
straniera francese negli anni Novanta, è stato la guardia del corpo
principale dell'emiro del Qatar fino alla fine degli anni '90 e ha
prestato servizio nella Repubblica Centrafricana sotto l'ex presidente
Ange-Félix Patassé. Svolge un ruolo nella crisi rumena fornendo il
servizio di guardia del corpo al candidato Georgescu contrario alla
guerra in Ucraina. La soddisfazione dei militanti del M 23 deve essere
stata grande quando senza colpo ferire e dimostrando efficienza e
disciplina, hanno accettato la resa dei mercenari bianchi, imbarcandoli
su dei pullman per espellerli dal paese, ma garantendo loro la salvezza
della vita senza combattere.
Orientando in tal modo l'operato di M 23 Kagame, presidente del Ruanda
ha dimostrato di avere ben appreso la lezione sull'utilizzo dei proxy,
lanciando il messaggio che è in grado di garantire il controllo del
territorio Molto meglio e con più efficacia di quanto possano fare le
milizie private al servizio degli sfruttatori delle risorse del
territorio. La presenza di una forza militare regolare, controllata da
uno Stato, mette infatti al riparo da iniziative non infrequenti di
questi gruppi mercenari che improvvisamente decidono di rompere il
contratto con il committente, mettendosi in proprio, e dandosi alla
macchia, dopo aver prosciugato o sfruttato convenientemente i giacimenti
e le risorse che controllano.
La presa di possesso del territorio è stata completata dal contemporaneo
dissolvimento delle unità militari dell'esercito congolese dipendente
dal governo centrale che ,pur di aver salva la vita, si sono consegnati
alla missione dell'ONU presente sul territorio con funzione di
peacekeeping, dopo aver consegnato loro le armi e avere indossato abiti
civili forniti dalla popolazione.
La crisi irreversibile del neo-colonialismo francese
Se è vero che al momento ciò che è avvenuto in Congo fa emergere la
novità costituita da un esercito nazionale africano che si rivela capace
di arginare ruolo e funzione di mercenari nel sostenere il controllo del
territorio africano, non così è avvenuto nella fascia di Stati
dell'Africa centrale che si colloca a nord dei confini congolesi. In
paesi, quali il Burkina Faso, il Mali, la Repubblica Centrafricana, il
Niger, il Ciad, il Sudan, il Sud Sudan si sta insediando con sempre
maggiore pervasività e determinazione la presenza militare russa che
recentemente è riuscita a far sbarcare in Ghana un numero imprecisato di
blindati che si sono diretti verso il Mali a sostegno delle forze li
schierate. Questo mentre è segnalata la costruzione di aeroporti e di
basi russe nel sud della Libia, all'intersezione con i paesi del centro
Africa dove sono stati avvistati anche qui blindati e convogli in
movimento a garanzia della presenza russa nello sfruttamento delle risorse.
È del tutto evidente l'intenzione della Russia di colpire gli interessi
della Francia in Africa, la quale deve registrare il fallimento della
sua politica neo-coloniale e prendere atto dell'odio profondo e del
risentimento che essa ha lasciato nelle popolazioni, che salutano la
partenza dei soldati francesi come una liberazione. Se si guarda a
quanto sta avvenendo si comprendono le ragioni delle apparentemente
improvvise impennate di Macron che a fasi alterne non tralascia
occasione per dichiarare la necessità di un intervento armato in Ucraina
con l'intento di contrapporsi militarmente alla Russia sul campo di
battaglia, mostrando in tal modo di coltivare un interesse geostrategico
per confrontarsi con essa a livello globale.
Materie prime e strategiche, corridoi commerciali e infrastrutture tra
Cina e USA
Quando sta avvenendo a Goma interagisce con l'azione di altri importanti
attori che operano nel territorio immediatamente contiguo a quest'area e
che dovrebbe ospitare le strutture della logistica destinate a servirla.
Gli USA sono interessati alla realizzazione del Corridoio di Lobito, una
ferrovia lunga circa 1.600 chilometr i che collegherà la località di
Kalumbila, nello Zambia settentrionale, alla costa angolana, passando
attraverso il sud della Repubblica Democratica del Congo. Il progetto,
che ha un costo previsto di circa 1 miliardo di dollari, alcuni dei
quali stanziati dalla Banca africana di sviluppo (AfDB) e della Africa
Finance Corporation - migliorerebbe il trasporto dei minerali critici
della cosiddetta Copper Belt africana (Congo Meridionale, Zambia
Settentrionale) verso i porti atlantici dell'Africa meridionale. A
costruire la linea ferroviaria sarà un consorzio denominato "Lobito
Atlantic Railway", alla cui testa figura la società svizzera Trafigura.
Con la realizzazione di questa infrastruttura si ridurrebbero i tempi di
percorrenza delle merci, si migliorerebbe la loro sicurezza e il volume
trasportato e quindi verrebbe potenziata la catena di rifornimento
globale per l'economia occidentale. Inoltre, il rinnovamento
infrastrutturale conseguirebbe lo scopo accessorio di incentivare gli
investimenti stranieri nel settore minerario, sia estrattivo che della
raffinazione, possibilmente incrementando la quota delle aziende
occidentali. Obiettivo non secondario di questa iniziativa è quello di
contrastare la penetrazione economica cinese, la quale, da parte sua,
intende rivitalizzare la ferrovia TAZARA (Tanzania-Zambia Railway),
ammodernandola: Goma è parte fondamentale del tracciato, L'iniziativa
permetterebbe a Pechino di controbilanciare il corridoio di Lobito sul
versante orientale e di tagliare a est verso il porto tanzaniano di Dar
Es Salaam.
Ma i cinesi per investire cercano stabilità, senza avere pregiudizio
alcuno sull'orientamento dei governi con i quali collaborano ed
intervenire nelle loro questioni interne. Il Ruanda l'ha capito e
intende fare la sua parte offrendo loro quelle garanzie di stabilità
politica che essi cercano.
[1]La Redazione, Assalto all'Africa, Newsletter Crescita Politica, n.
182 febbraio 2024.
La Redazione
https://www.ucadi.org/2025/03/02/guerre-delocalizzate/
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