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(it) Italy, Sicilia Libertaria #457 - Turco - Strade perdute (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Thu, 10 Apr 2025 09:35:59 +0300


A volte il contesto è più importante del testo: è una delle (poche) lezioni di semiotica che mi porto dietro dai tempi dell'università. E così quando lo scorso 12 febbraio il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani ha parlato della possibilità di una superstrada per arrivare più agevolmente da Palermo a San Vito Lo Capo la prima domanda che mi sono posto è stata: in che luogo Schifani ha reso nota questa bella pinsata? Alla Borsa internazionale del turismo, una manifestazione che dal 1980 riunisce a Milano operatori turistici, agenti di viaggio, aziende e ditte di promozione turistica o comunque legate all'indotto di settore. Sarebbe già bastato per comprendere dove voleva andare a parare Schifani: non sia mai dare priorità a chi vive i territori, meglio fornire assist ai desiderata di chi sui territori ci specula o li tratta in forma estrattivista. Poi ho pensato: ma vediamo esattamente le parole di Schifani. "A San Vito - ha detto - c'è un lungomare bellissimo ma poi a un certo punto bisogna fare un giro enorme. Questo progetto farebbe fare a San Vito un salto di qualità ancora maggiore anche se in realtà cresce moltissimo già da sé, però andremmo a sistemare un importante aspetto urbanistico rendendolo più agevolmente raggiungibile anche per la zona di Palermo con gli automobilisti costretti finora a fare un giro enorme". Parole che confermano come l'approdo di queste dichiarazioni è il turista che parte da Palermo in auto e che per arrivare alla città trapanese, a contendersi un pezzo di spiaggia con decine di migliaia di persone e a sborsare 20 euri per un cous cous scotto o per uno scialbo pane cunzatu, ci metterà circa due ore tra curve, code e panorami mozzafiato.

La proposta della superstrada ha fatto, giustamente, indignare molte persone. In primis le associazioni ambientaliste e i partiti di opposizione, che hanno temuto come dietro all'idea di Schifani ci potesse essere la riproposizione del progetto di una strada costiera da Scopello a San Vito che scatenò nel 1980 molte proteste. "Da quella grande mobilitazione popolare di 45 anni fa - ricorda Legambiente Sicilia - nacquero la Riserva dello Zingaro, che è il simbolo delle aree protette siciliane, e le normative regionali sulle aree naturali protette". Tra l'altro, se la proposta di Schifani riguardasse davvero questo progetto, bisognerebbe deturpare la riserva che nel frattempo è nata. Pare però che non sia questo l'intento della regione. A dirlo è Stefano Pellegrino, presidente dei deputati di Forza Italia all'Assemblea Regionale Siciliana, secondo il quale in realtà il tracciato discusso si svilupperebbe a sud della Riserva dello Zingaro senza attraversarla. Si tratterebbe cioè della cosiddetta "strada dei marmi", che parte da Castellammare del Golfo, più precisamente dal castello di Baida, per arrivare appunto a San Vito. Una strada già esistente ma ancora non completata su cui nel 2020 i sindaci della zona avevano chiesto alla regione di intervenire. Dice Pellegrino che la polemica è "strumentale e priva di fondamento" quando invece in realtà basterebbe parlare chiaro, invece di lanciare proposte senza manco specificarle. Ma il potere, si sa, si basa su queste tattiche dilatorie. Quel che è certo, in ogni caso, è che tutti i discorsi fatti puntano esclusivamente a un rafforzamento dell'esistente, dove l'unico mezzo di spostamento è l'auto, il simbolo più evidente della libertà individuale così come la concepisce il neoliberismo. Per chi vuole raggiungere San Vito, che sia da Palermo o qualsiasi altra località, non esistono i treni - la stazione più vicina e "attrezzata" è Trapani - e i pullman sono pochi - e neppure concepiti a misura di turista, tanto che dall'aeroporto di Punta Raisi chi volesse andare a San Vito deve prima andare nel capoluogo siciliano e da lì prendere un autobus. La proposta di Schifani neppure tiene in considerazione che il modello basato sull'auto è in crisi: le case automobilistiche europee registrano cali da produzioni da anni, le famiglie siciliane sono talmente indebitate che una vacanza a San Vito è l'ultimo dei propri obiettivi, le nuove generazioni manco guidano o comunque tendono a non possedere un'auto propria preferendo rivolgersi al car sharing o ad altri tipi di condivisione. Appare chiaro che il disegno è spennare il turista straniero, sottoponendolo a un tour de force dove del riposo e del relax tipico di una vacanza c'è ben poco, e fare leva su quella quota di persone siciliane che possono ancora permettersi questo benessere plastificato e fuori dal tempo. In fondo in Italia il turismo è il settore che in qualche modo non ha fatto crollare l'economia: negli ultimi 24 mesi, a fronte di una produzione industriale in continuo calo, le presenze turistiche sono aumentate, generando più di 100 miliardi di euro di valore aggiunto, con un'incidenza del turismo a livello nazionale sul Prodotto Interno Lordo di circa il 6%. In Sicilia, se possibile, questi dati sono ancora più evidenti. Come riporta l'osservatorio turistico della Regione siciliana, "nel 2024, infatti, le presenze turistiche in Sicilia sono aumentate complessivamente dell'8,5% rispetto all'anno precedente, con un incremento significativo nel settore extra-alberghiero (+16,7%) e una crescita delle presenze straniere pari al +13,2%. In particolare, un dato molto positivo riguarda i mesi non estivi (gennaio-marzo), che hanno registrato un aumento del 23%, segnale di una sempre maggiore destagionalizzazione del turismo nell'Isola. Inoltre, nei primi sei mesi del 2024, i siti culturali siciliani hanno registrato oltre 2 milioni di visitatori, con un incremento significativo rispetto allo stesso periodo del 2023". A incidere maggiormente su questo afflusso, infine, sono i turisti provenienti dall'estero (Stati Uniti su tutti), mentre è diminuito, guarda un po', il turismo locale. Proposte come la superstrada di Schifani non fanno che incoraggiare questo modello: seppur non esplicitamente dichiarata, l'intenzione è di costruire un'arteria (qualunque essa sia) che sia usata prevalentemente dal turista straniero e, incidentalmente, anche dai siciliani e dalle siciliane. Di questo passo arriveremo a infrastrutture e servizi garantiti solo a chi sta in Sicilia per qualche giorno e che può permetterseli. Ecco perché proposte come quella di Schifani sono da contrastare. Ma l'attivismo ambientale deve fare un passo in avanti. Perché qui non si tratta dell'eventuale messa in discussione della riserva dello Zingaro, questione comunque essenziale, ma del contrasto a un modello di sviluppo. Negli ultimi anni l'attivismo ambientale si è concentrato, ancora timidamente e solo in parte, sulla richiesta di una mobilità sostenibile. Paventando, ad esempio, un potenziamento del treno, considerato il mezzo di trasporto più ecologico. Vero, però alla parola sostenibile bisognerebbe affiancare la parola accessibile. Il treno deve essere accessibile dal punto di vista economico, mentre oggi i pullman, grazie alle cospicue sovvenzioni della regione cominciate con Cuffaro e sempre confermate, costano meno e ci mettono meno a raggiungere i posti; il treno deve essere accessibile nei luoghi, mentre oggi praticamente esclude chiunque non viva nelle tre grandi città metropolitane della Sicilia; il treno deve continuare a essere accessibile a tutte le minoranze e anzi vanno promosse campagne di promozione in tal senso, perché sul treno siamo tutti uguali. Quella della mobilità in Sicilia è una lotta che va intrapresa, estesa e che potrebbe fare da collante ad altre mobilitazioni. Altro che superstrada, a San Vito Lo Capo, e ovunque scegliamo di andare, ci vogliamo andare con ogni mezzo necessario.

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