|
A - I n f o s
|
|
a multi-lingual news service by, for, and about anarchists
**
News in all languages
Last 40 posts (Homepage)
Last two
weeks' posts
Our
archives of old posts
The last 100 posts, according
to language
Greek_
中文 Chinese_
Castellano_
Catalan_
Deutsch_
Nederlands_
English_
Français_
Italiano_
Polski_
Português_
Russkyi_
Suomi_
Svenska_
Türkçe_
_The.Supplement
The First Few Lines of The Last 10 posts in:
Castellano_
Deutsch_
Nederlands_
English_
Français_
Italiano_
Polski_
Português_
Russkyi_
Suomi_
Svenska_
Türkçe_
First few lines of all posts of last 24 hours |
of past 30 days |
of 2002 |
of 2003 |
of 2004 |
of 2005 |
of 2006 |
of 2007 |
of 2008 |
of 2009 |
of 2010 |
of 2011 |
of 2012 |
of 2013 |
of 2014 |
of 2015 |
of 2016 |
of 2017 |
of 2018 |
of 2019 |
of 2020 |
of 2021 |
of 2022 |
of 2023 |
of 2024
Syndication Of A-Infos - including
RDF - How to Syndicate A-Infos
Subscribe to the a-infos newsgroups
(it) Italy, FAI, Umanita Nova #33: Un riformista "rivoluzionario": Giacomo Matteotti e gli anarchici (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Tue, 17 Dec 2024 07:39:18 +0200
In occasione del centenario dell'assassinio di Matteotti molto si è
detto e si è scritto e crediamo che ormai la vicenda, almeno nella sua
complessità, sia sicuramente ben conosciuta. Pertanto, in questo nostro
intervento, dopo una parziale ricostruzione dei fatti, cercheremo di
inquadrare la figura politica, ma, soprattutto, umana di Matteotti e
testimoniare il profondo rispetto e la sostanziale vicinanza che gli
anarchici portarono al martire socialista, al di là delle differenti
strategie e proposte politiche.
Matteotti nel 1922 è segretario del Partito Socialista Unitario
formatosi in seguito alla scissione con il Partito Socialista Italiano.
Deputato di Fratta Polesine, nel rodigino, si era distinto per il suo
rigido antimilitarismo mettendosi in luce come uno fra i più tenaci e
irriducibili oppositori all'entrata in guerra nel 1915. Sarà sempre
estremamente rigido e coerente con i propri principi e risulterà
particolarmente coraggioso opponendosi senza alcun timore alla violenza
squadrista. Martire laico per eccellenza la sua morte traumatica ha però
finito per offuscarne il ricordo dell'azione e oggi, a 100 anni di
distanza, è necessario recuperarne la complessità umana, le competenze
di tecnico, l' originalità politica: la ricorrente definizione di
"riformista rivoluzionario" che si attribuisce e che sempre lo
accompagnerà, è solo in apparenza un ossimoro, perché se la tattica è
fermamente basata sul tradizionale riformismo comune a tanta parte della
sinistra socialista, la strategia, il progetto, il fine ultimo, sono,
senza alcun dubbio, finalizzati a una trasformazione sociale della società.
Nel 1924, l'anno in cui viene ucciso Matteotti, il fascismo, pur essendo
con forte maggioranza al potere dal novembre 1922 in seguito alla marcia
su Roma e alla chiamata al governo da parte della Monarchia, pur avendo
raggiunto i proprio obiettivi anche grazie alla violenza diffusa
impunita e indiscriminata dello squadrismo, non è ancora una dittatura
compiuta, poiché restano ancora in vigore alcune prerogative della
democrazia liberale, quali, ad esempio, la possibilità di rappresentanza
parlamentare delle opposizioni e una certa libertà di stampa e di
parola. Ovviamente nulla era più come prima, ma comunque un certo spazio
di dissenso era ancora possibile e permesso. E di questo spazio, con
tutto il suo coraggio e la sua determinazione, ne "approfittava" in modo
particolare, fra quanti ancora si opponevano al regime, proprio Giacomo
Matteotti.
Proprio questa sua ferma determinazione ne fanno uno degli oppositori
più tenaci ed incisivi del regime mussoliniano. Per nulla intimorito
dalle feroci violenze subite personalmente nel 1921 e dalle continue
minacce rivolte a lui ed ai suoi famigliari, Matteotti, in un drammatico
discorso alla Camera tenuto il 30 maggio, sordo alle interruzioni
volgari e alle minacce fisiche rivoltegli platealmente, denuncia le
violenze fasciste e la palese illegalità delle precedenti elezioni
politiche, e lascia capire che il 13 giugno, con un nuovo e altrettanto
incisivo intervento, avrebbe portato alla luce e alla conoscenza
dell'opinione pubblica, una serie di illegalità finanziarie, interessi
privati, episodi di corruzione e distrazione di beni pubblici, compiuti
da numerosi esponenti del regime, tra cui lo stesso Arnaldo Mussolini,
fratello e socio in affari di Benito; ciliegina sulla torta la
produzione delle prove dei contatti fra i massimi esponenti del regime e
la società petrolifera statunitense Sinclair Oil, dedita a foraggiare
"questi nobili e disinteressati patrioti" per conquistare il mercato
italiano danneggiando inevitabilmente le imprese nazionali.
Il giorno prima dell'intervento alla Camera, il 12 giugno, proprio per
impedire questo intervento-denuncia (non sono mai stati ritrovati gli
appunti che aveva preparato), avviene il sequestro nelle vie di Roma ad
opera di un gruppo di squadristi capeggiati dal feroce ex Ardito di
Guerra Amerigo Dumini. Forse l'intenzione è solo quella di impedirgli la
presenza in Aula, ma la sua imprevista resistenza e il suo tentativo di
scappare dalla macchina servita per il sequestro, si concludono con
numerose coltellate che lo portano alla morte.
L'impressione nel Paese è fortissima, tanto che lo stesso Mussolini,
nell'intervento successivo al sequestro, il 12 giugno, esprime sconcerto
e grande preoccupazione e assicura che i responsabili saranno
individuati e colpiti, e nel giorno successivo tenta di attribuire
l'accaduto a nemici interni del regime. Come riporta il giornale
anarchico «Fede» di Roma del 27 luglio, Mussolini, in un suo successivo
intervento giunge a dire "che si sarebbe preferito il cadavere di
Matteotti", riproponendo l'interessante e opportunistica tesi di una
fronda interna al fascismo. Il corpo viene ritrovato "fortunosamente" il
16 agosto e di fronte alla drammatica e tragica scoperta la confusione e
lo spavento per l'isolamento che circonda il regime anche a livello
internazionale sembrano preludere a una imminente caduta del fascismo.
Ma ovviamente, visto che mandanti ed esecutori sono tutti interni e
organici al regime, questo, anche a causa delle incertezze e delle
titubanze dell'opposizione, riesce a riprendersi, e la chiusura dei
conti sarà nel famoso discorso del Duce del 3 gennaio 1925, nel quale
verrà fatta una aperta rivendicazione dell'omicidio: "se il fascismo è
un'associazione a delinquere, ebbene, io sono il capo di questa
associazione a delinquere". Segue, a corollario, la chiusura del
Parlamento e la progressiva introduzione delle leggi fascistissime che
porteranno alla nascita dichiarata della dittatura.
Come si legge nel «Conferenziere Libertario» del settembre 1924
(periodico romano), si vuol far credere che "gli assassini di Matteotti
sono tutt'al più i fascisti dello squadrismo che non intende riporre il
manganello, degli indisciplinati, degli incauti, gente che ha esagerato
gli ordini e le consuetudini, consumando un delitto che invece di recar
profitto ha danneggiato il fascismo". Non a caso il processo farsa di
Chieti del 1926 vede l'assoluzione o l'amnistia per tutti gli imputati,
e anche un secondo processo, celebrato nel 1947, si risolverà, al di là
della sentenza per Dumini e altri tre esecutori, in un periodo di
detenzione molto breve, in quanto subentreranno nuove amnistie.
Guardando ora alle reazioni delle forze di opposizione antifascista, non
possiamo ignorare da parte delle componenti massimaliste e comuniste una
certa ambiguità, non tanto sulla esecrazione dell'omicidio, quanto sulla
interpretazione "politica" giudicata troppo legalitaria e riformista
della figura di Matteotti. Una critica profondamente ingiusta figlia del
settarismo di quel periodo storico.
Venendo ora ad una analisi sul legame ideale che unì ed unisce ancora
oggi il movimento anarchico alla figura di Matteotti e alla sua
esperienza politica, quello che vedremo, è il profondo rispetto, nelle
parole e negli scritti, degli esponenti del movimento anarchico per la
figura umana e politica del deputato rodigino: rispetto che non si
lascia mai condizionare dalle evidenti e storiche distanze non solo
ideologiche ma anche tattiche e strategiche. Già il 14 giugno 1924, a
due giorni dal sequestro, l'Ufficio di Corrispondenza della Unione
Anarchica Italiana (l'odierna Federazione Anarchica Italiana) dirama un
comunicato nel quale afferma di essere "sicuro di interpretare il
sentimento dei suoi aderenti ed in generale degli anarchici tutti
esprimendo la propria commossa e viva solidarietà nel dolore".
Leggendo nelle pagine dei fogli libertari dell'epoca risalta come tutti,
al di là delle note distanze organizzative, mostrino una sincera
vicinanza e una certa identificazione con il martire, riconoscendone la
profonda onestà e l'intransigenza rispetto alla brutalità di un regime,
quello fascista, che non tiene minimamente in conto la dignità
individuale. Matteotti ha sempre posto a caposaldo del suo pensiero e
della sua azione, il rispetto della dignità di ognuno, accompagnato da
una solidarietà umana indifferente alle contraddizioni individuali: in
sostanza il riconoscimento che l'individuo, ogni individuo, ha diritto
ad essere interpretato nella sua essenza e nella sua complessità. Ed
esattamente come Matteotti, anche gli anarchici hanno un profondo
rispetto per l'individuo, inteso in tutte le sue componenti umane e
comportamentali, e per questo hanno trovato nella vita, nella lotta
politica, nelle accuse lanciate al fascismo da Matteotti tante delle
loro stesse caratteristiche.
Esemplari, al riguardo, le parole di Luigi Bertoni apparse su «Il
Risveglio comunista anarchico» del 13 settembre 1924 (periodico bilingue
italiano e francese di Ginevra): "Ecco perché il nostro pensiero ricorre
incessantemente non ad eccezionalissimi eroi, ma ad un sempre crescente
numero d'uomini, che sentano maggiormente la loro coscienza, dignità e
solidarietà d'uomini" e del 30 agosto dello stesso anno: "sereno e
impavido continuava la sua opera altamente civile d'assertore del
diritto umano alla libera estrinsecazione d'un nobile pensiero e d'una
più nobile propaganda. Ed è sul suo cadavere di milite generoso della
libertà che Benito Mussolini decise allora di passare e ripassare -
Anarchici, L'altissimo esempio di generosità, fede ed eroismo viene oggi
a noi da chi non militò nelle nostre file, ed è più ammonitore e più
solenne. Colui che solo alla ragione affidò la sua causa giace straziato
dalla più mostruosa violenza. Questa vuol essere vinta con la forza di
una legittima difesa perché al fine la ragione trionfi".
E ancora «L'Adunata dei Refrattari» del 28 giugno 1924 (settimanale di
New York di lingua italiana): "Matteotti non è il nemico che scalza il
terreno al nemico; è qualcosa di meglio e più importante: è l'accusatore
che prende impavidamente sulle spalle il compito grave e pericoloso di
smascherare in faccia al mondo la tenia vorace che assorbe le ultime
energie residuali. Ricordando Matteotti e la sua opera coraggiosa noi
intendiamo ricordare e vendicare tutti i caduti, tutti gli assassinati,
tutti i percossi, tutti i carcerati".
Sono molti altri, pressoché tutti, i fogli anarchici e libertari che ci
parlano di Matteotti, e qui diventa impossibile citarli tutti. Ma è bene
ricordare che gli anarchici continueranno a tenere alto il suo nome e il
suo esempio durante il lungo esilio antifascista, nella guerra di
Spagna, nella clandestinità, nella Resistenza e anche nel dopoguerra.
Massimo Ortalli e Gianandrea Ferrari
https://umanitanova.org/un-riformista-rivoluzionario-giacomo-matteotti-e-gli-anarchici/
________________________________________
A - I n f o s Notiziario Fatto Dagli Anarchici
Per, gli, sugli anarchici
Send news reports to A-infos-it mailing list
A-infos-it@ainfos.ca
Subscribe/Unsubscribe https://ainfos.ca/mailman/listinfo/a-infos-it
Archive http://ainfos.ca/it
- Prev by Date:
(it) Germany, Die Platform: Uno sguardo congiunto al congresso Re:fuse (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
- Next by Date:
(it) France, OCL CA #344 - Abbé Pierre: Eppure lo sapevano (ca, de, en, fr, pt, tr)[traduzione automatica]
A-Infos Information Center