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(it) Italy, UCADI #190 - Elezioni USA (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Wed, 6 Nov 2024 07:44:08 +0200
A meno di una settimana dal voto tutti i sondaggi riferiscono che i due
candidati raccolgono la stessa percentuale di voti e che quindi l'esito
del finale dello scontro è estremamente incerto. I sondaggi avvengono
mentre si è già votato per corrispondenza più che in ogni altra elezione
e quindi vi è il fondato sospetto che registrino quanto è già avvenuto.
Questo pareggio nella raccolta del consenso appare uniforme in tutti gli
Stati e ciò costituisce un elemento di perplessità e sospetto, come se
da parte dei media si facesse di tutto per ritardare ogni notizia
sull'esito finale del voto, a fronte dell'incertezza su quello che
succederà ad opera dei due contendenti. Quel che è certo è che comunque
Trump accetterà difficilmente di ammettere la sua eventuale sconfitta e
griderà ancora una volta al voto truccato e alla vittoria rubata. Certo
i suoi poteri reali dipenderanno da chi controllerà la Camera e il
Senato e se ciò potranno costituire un contrappeso. In ogni caso è certo
che il giorno dopo non sapremo chi ha vinto, perché il conteggio dei
voti e soprattutto la verifica sulla sua regolarità richiederanno molti
giorni, procedure farraginose e complesse, lasciando il paese
nell'incertezza. Vi è tuttavia una differenza con le passate elezioni,
perché questa volta alla Casa Bianca siede ancora Joe Biden e spetterà a
lui assicurare e garantire il rispetto della transizione verso la nuova
amministrazione, per cui sarà pressoché impossibile che bande di
sostenitori di Trump, grazie alla complicità delle forze dell'ordine,
possano percorrere le vie della capitale, preparandosi ad un nuovo
assalto a Capitol Hall.
Il sostanziale equilibrio della vigilia tra i due candidati si spiega
per il fatto che il paese è effettivamente spaccato in due dal punto di
vista economico, sociologico, della composizione di classe, e ciò ha
effetti innegabili e inevitabili sul voto. La distribuzione del consenso
è cambiata non solo perché Trump ha distrutto il vecchio partito
repubblicano, facendone un partito personale di stampo populista, ma
soprattutto perché le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini del
paese sono profondamente cambiate. La ristrutturazione dell'economia del
paese, il decentramento produttivo, lo smantellamento dell'industria
tradizionale, la deindustrializzazione di molti territori, ha distrutto
le basi di riferimento della classe operaia, tradizionalmente legata al
partito democratico, ha creato una vasta categoria di nuovi poveri, al
punto che molti di costoro oggi votano il partito repubblicano per
esprimere un voto di protesta, un vuoto anti-istituzionale, che
paradossalmente viene dato al candidato più istituzionale tra i due e
cioè Donald Trump, che è l'espressione vivente ed operante di un
capitalismo rampante e senza remore morali, senza regole, spregiudicato,
che ha massacrato la classe operaia e i suoi diritti. Succede così che
almeno una larga parte del voto operaio si somma a quello delle Chiese
evangelicali, del paese profondo, delle campagne e delle periferie. A
rinforzare le fila dei repubblicani trumpiani concorre il risentimento e
la paura degli emigrati latinos. recentemente divenuti cittadini
statunitensi, che vedono insidiata la loro posizione da una massa enorme
di migranti illegali, guardati con simpatia e solidarietà dalla
componente più acculturata del paese che fa delle politiche di
accoglienza uno dei propri caratteri distintivi e che ha come punto di
riferimento il partito democratico. A ciò si aggiunga, come rilevato da
alcuni sondaggi, la perplessità di molti elettori neri maschi i quali
esprimono diffidenza verso una candidata donna. anche se questa
raccoglie il consenso di molte donne, in ragione della sua posizione per
quanto riguarda l'aborto e la libertà del corpo della donna.
Ma a condizionare in modo decisivo il voto contribuisce fortemente la
crescita dell'inflazione che supera ampiamente il 10%. il che fa pensare
semplicisticamente all'elettore che la sua situazione era migliore
durante la gestione trumpiana e questo anche se l'economia statunitense
non è mai stata così florida. Gli Stati Uniti, sono riusciti a sganciare
l'economia europea dalle forniture energetiche della Russia, grazie alla
guerra d'Ucraina e a mettere in crisi la concorrenza tedesca ed europea.
Da parte sua, Trump, può dare per acquisito questo risultato e farsi
alfiere di una stregua opposizione alla Cina chiedendo al paese di
concentrare l'attenzione sullo scacchiere asiatico e continuare a
contrastare l'Europa con una politica di alti dazi.
Politica estera e consenso per i candidati
Contrariamente a quanto si crede la politica estera non ha molta
importanza per l'elettore medio statunitense, anche se essa finisce per
pesare sull'orientamento di specifici gruppi di élite e incide sulle
scelte di alcune minoranze come quella ebraica e quella musulmana che
finiscono per avere grande rilevanza, perché in alcuni Stati chiave
costituiscono o potrebbero costituire quel numero di elettori che fa la
differenza per l'assegnazione dei delegati nello Stato. Così Donald
Trump può dire che farà di tutto per far cessare la guerra d'Ucraina o
almeno che ne riverserà per intero il costo sull'Europa, ammesso che
questa voglia continua a sostenerla, mentre dedicherà più attenzione
all'indopacifico e lascerà mano libera a Netanyahu per quanto riguarda
la continuazione del conflitto in Palestina, fino alle sue estreme
conseguenze. La Harris non può permettersi questa chiarezza e, mentre
mantiene una linea ambigua di continuità nei confronti dell'Ucraina, sia
pure con qualche perplessità, è disponibile a porre fine allo sforzo
bellico e deve assumere una posizione più ambigua rispetto al medio di
Oriente, conservando quella stessa incertezza nell'agire e quella
debolezza estrema che ha caratterizzato, per molti versi,
l'amministrazione Biden, non solo nell'ultima fase del suo mandato.
Anche la Harris sembra convergere nelle preoccupazioni a proposito della
Cina e dell'indo-pacifico che sono un'area di attenzione per tutta la
politica statunitense. La situazione è tale, che solo ad elezioni
avvenute e a risultato consolidato, saremo in grado di capire fino a che
punto la scelta del nuovo Presidente influirà sulla politica estera
degli Stati Uniti.
La Redazione
https://www.ucadi.org/2024/10/30/elezioni-usa/
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