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(it) Italy, FAI, Umanita Nova #32: Dal G7 di Ancona: il profitto uccide la salute (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Tue, 5 Nov 2024 07:47:19 +0200
Dal primo gennaio 2024 l'Italia ha assunto la presidenza di turno del G7
e nei giorni dal 9 all'11 ottobre 2024 si è svolto ad Ancona il G7
salute: tutti i governi dei paesi del G7, che si autodefiniscono i
"Sette Grandi" cioè Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Francia,
Germania, Italia e Giappone, così come le politiche dell'Unione europea
hanno abbracciato la strada della privatizzazione e della gestione
commerciale della salute, con un progressivo definanziamento del
Servizio sanitario pubblico. ---- Nei documenti ufficiali del ministero
della salute si legge che gli obiettivi dei paesi del G7 saranno
rafforzare la prevenzione e promuovere l'interconnessione fra salute
umana animale ed ecosistemi.
In realtà i governi di tutto il mondo subiscono le pressioni delle
multinazionali del farmaco, interessate ad imporre un modello di
prevenzione basato sull'abuso di prassi farmacologiche e vaccinali, con
le quali realizzare forti guadagni, togliendo anche ai singoli stati la
possibilità di fare scelte indipendenti.
Queste politiche incidono pesantemente sia sull'accesso ai servizi e sul
diritto alle cure sia sulle condizioni delle lavoratrici e lavoratori
del settore.
Mentre i "grandi della Terra" decidono in maniera unilaterale della
nostra salute in un progetto globale di privatizzazione delle risorse
consolidando un meccanismo perverso per cui solo chi è ricco può curarsi
e alimentando una frattura sociale fra cittadini, fra nord e sud del
mondo, est ed ovest (frattura sostenuta inevitabilmente dai venti delle
guerre) ad Ancona movimenti ed associazioni non si sono limitati ad
un'azione di denuncia ma hanno tentato di porre le basi per un confronto
serio su cosa significhi "diritto alla Salute" e come attuarlo per
tutti. Il 75% dello stato di salute dipende da determinanti sociali come
ambiente di vita, lavoro, casa, educazione, cibo...
Povertà e disuguaglianza sociale incidono profondamente sullo stato di
salute e ci incide tutto quello che per profitto e speculazione produce
malattia: produzioni nocive, grandi opere inutili, dannose e costose,
degrado ambientale (ad esempio le periferie). I dati dell'agenzia
europea per l'ambiente testimoniano un aumento di morti premature per
inquinamento: 491000 all'anno, a livello europeo di cui 84000 solo in
Italia.
I dati ci dicono anche che mentre c'è stato un allungamento della vita
media, si è invece ridotto il periodo di vita sana, con l'insorgere di
malattie croniche che peggiorano la qualità della vita stessa.
Anche le guerre in corso in Europa e nel mondo con il loro carico di
morti e distruzione, incidono pesantemente sull'ecosistema con il carico
di inquinanti legati alle esplosioni.
Primo passo per una vera prevenzione non è quindi ridurre il concetto di
prevenzione a mera applicazione di protocolli farmacologici o campagne
vaccinali, efficaci soprattutto nel generare i profitti delle
multinazionali del farmaco, ma lottare per migliorare le condizioni di
vita generali per la tutela della salute nell'ambiente di vita nei
territori e nei posti di lavoro, contro le produzioni nocive e le opere
inutili e dannose che danneggiano il territorio e la salute, contro la
guerra come risoluzione dei conflitti internazionali.
L'emergenza Covid 19 ha messo in luce le conseguenze di anni di
politiche di "austerità" che hanno portato in tutti i paesi europei ai
tagli alla spesa pubblica.
Così mentre il fondo sanitario italiano ha perso 37 miliardi, mentre si
sono persi 70.000 posti letto, depotenziati i Pronto Soccorso, eliminate
strutture e poli sanitari, sacrificata la medicina di base e le attività
di prevenzione e igiene pubblica, chiusi o accorpati servizi
territoriali e consultori, si è enfatizzato il consumo di prestazioni
individuali nel privato convenzionato e/o pagate dalle assicurazioni
anche tramite l'introduzione dell'assistenza sanitaria integrativa nei
contratti di lavoro ad opera dei sindacati concertativi, alimentando
ulteriormente il divario sociale.
Il disinvestimento maggiore e la massima penalizzazione è stata portata
avanti nel mondo del lavoro. In quindici anni si sono perse 50.000
unità, sostituite solo in parte a seguito del blocco delle assunzioni,
creando anche un forte disagio lavorativo per il progressivo
invecchiamento del personale e l'impossibilità di accedere alla pensione
a causa dell'aumento dell'età pensionabile con un lavoro con
caratteristiche usuranti e gravose. Si è tanto parlato del rilancio
della sanità con i fondi del Recovery Fund: dei 191 miliardi destinati
all'Italia solo 19 miliardi saranno per la sanità, molto lontani dai 37
miliardi persi negli ultimi 10 anni, ma queste risorse non saranno
destinate alle assunzioni di personale carente in tutte le strutture
sanitarie pubbliche, perché per le assunzioni il riferimento è solo alla
disponibilità del fondo sanitario nazionale.
Le leggi di bilancio hanno visto in questi anni un progressivo
impoverimento del fondo sanitario, a fronte invece di un aumento a
dismisura per spese militari e riarmo e sostegno ai paesi amici:
nell'ultima legge di bilancio la spesa sanitaria rapportata al pil è
calata al 6,3% nel 2024, scendendo ancora rispetto al 2023 dove era
6,6%; una spesa sanitaria che continua a calare ripercuotendosi sul
diritto e l'accesso alle cure per larghe fasce di popolazione.
Ma non è solo un problema di fondo sanitario e di risorse insufficienti,
anche se un finanziamento adeguato sarebbe il primo passo.
È anche un problema di destinazione di risorse; ancora una volta il
governo prevede un aumento di fondi da destinare al settore privato per
alleggerire le liste di attesa: un privato che fa business sulla
malattia e che sempre di più si inserisce nel SSN attraverso
convenzioni, accreditamenti, concessioni, appalti... Un privato che fa
business anche riducendo i costi per il personale, per la sicurezza,
tagliando diritti e stipendi per i lavoratori del settore.
Per anni si è perseguita la politica della progressiva esternalizzazione
dei servizi, prima quelli non sanitari, come mense, manutenzioni e
pulizie, poi sempre di più i servizi sanitari, da quelli territoriali e
domiciliari a quelli di salute mentale, le dipendenze, i disabili, fino
a delegare quasi completamente la cura degli anziani alle RSA: il
sistema socio sanitario è già tutto privatizzato in mano a "cooperative"
o meglio aziende per il business di anziani disabili e soggetti fragili.
Questa progressiva esternalizzazione dei servizi ha creato nel settore
sanitario e socio sanitario una fetta enorme di lavoratori che rischiano
il posto di lavoro ad ogni cambio di appalto o di convenzione, che sono
pagati circa il 30 per cento in meno dei lavoratori del pubblico, che
sono inquadrati in una decina di contratti diversi e con diritti e
tutele normative inferiori ai propri colleghi del settore pubblico. Un
settore dove vengono impiegati anche tanti operatori stranieri, che
magari non possono partecipare ai concorsi pubblici perché privi di
cittadinanza, estremamente ricattabili perché con l'eventuale perdita di
lavoro rischiano anche la perdita del permesso di soggiorno. Un settore
di lavoratori maltrattati e anche soggetti a maltrattamenti: le continue
aggressioni agli operatori sanitari testimoniano la guerra fra poveri
che i governi alimentano e a cui pongono come soluzione le misure
securitarie e interventi polizieschi.
Carenze di personale, carichi di lavoro insostenibili, bassi salari,
turni pesanti, differenze salariali fra lavoratrici e lavoratori con
pari qualifica ma inquadrati in una molteplicità di contratti diversi,
rendono sempre più difficile il lavoro nel settore sanitario e socio
sanitario assistenziale: una condizione che si ripercuote anche sulla
qualità delle cure.
Di tutto questo si è discusso anche ad Ancona in una città blindata
dalle "zone rosse": il contro-vertice è stato il punto di arrivo di un
percorso costruito in questi mesi e a cui hanno partecipato in modo
attivo parti del sindacalismo, movimenti e associazioni impegnati sul
tema salute.
La CUB Sanità Italiana ha indetto per il giorno 11 ottobre uno sciopero
nazionale di tutti i settori pubblici, privati appaltati convenzionati
privatizzati della categoria, raccogliendo l'appello delle associazioni
che si sono mobilitate per costruire ad Ancona le iniziative legate al
contro G7 e che sono culminate con la manifestazione nazionale il giorno
11 ottobre 2024.
Nella "tre giorni" NoG7 le iniziative si sono articolate e alternate in
presidi (al CUP contro le liste di attesa, ai consultori in difesa della
194), in convegni contro il mercato della salute, in assemblee come
quella sul DL 1660 fino all'assemblea nazionale finale e alla
manifestazione che ha visto la partecipazione di molte rappresentanze
sindacali e sociali, dai movimenti per la difesa della salute
nell'ambiente, ai comitati contro le liste d'attesa e per la sanità
pubblica fino ai Sanitari per Gaza, alla rete europea contro la
commercializzazione della salute, a Medicina democratica.
L'assemblea finale ha raccolto l'appello alla mobilitazione più ampia
possibile per la difesa del diritto effettivo alle cure per tutte e
tutti, riprendendo contenuti ed obiettivi della Piattaforma Nazionale
"Quale sanità per quale salute".
Solo la costruzione di un fronte che possa unire lavoratori e cittadini
potrà contrastare l'attacco al diritto alla cura che ormai da anni viene
portato avanti da tutti i governi che si sono succeduti.
In questa ottica si è svolta anche a Firenze sabato 19 ottobre la
manifestazione promossa dal Coordinamento regionale Salute Ambiente
Sanità che da alcuni mesi ha promosso una campagna di informazione e
denuncia sulla grave situazione delle liste di attesa e assunzioni. I
tempi estenuanti delle liste di attesa costituiscono un incentivo a
rivolgersi alle strutture private, le risorse comunque scarse che il
governo e anche la Regione Toscana hanno destinato all'obiettivo di
ridurre le liste di attesa sono destinate a incrementare l'attività
aggiuntiva di chi già opera nelle strutture con carichi di lavoro già
gravosi e all'aumento delle convenzioni con le strutture private: un
problema che si può risolvere solo con un piano straordinario di
assunzioni. La manifestazione fiorentina ha visto la partecipazione di
comitati e realtà sociali e sindacali fra cui la CUB sanità che,
nonostante il tempo avverso, hanno realizzato una manifestazione che è
partita dalla sede della Regione Toscana in via Cavour per concludersi
con un'assemblea a microfono aperto in piazza San Lorenzo.
Sono tutti inizi di una mobilitazione e di un impegno per tutte e tutti
noi che vogliamo lottare contro tutte le disuguaglianze sociali.
La nostra salute non è in vendita.
Paola Sabatini
https://umanitanova.org/dal-g7-di-ancona-il-profitto-uccide-la-salute/
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