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(it) Italy, Sicilie Libertaria #451: ECOLOGIA PIRATA (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Thu, 3 Oct 2024 09:21:46 +0300


La crisi climatica sempre più pressante dovrebbe riorientare le nostre scelte e le nostre azioni. Dopo decenni di studi e di denunce da parte degli scienziati e degli studiosi del clima anche le istituzioni riconoscono la necessità di interventi, più o meno urgenti. Tuttavia questa nuova sensibilità istituzionale si è tradotta più in annunci e coniazione di espressioni buone per i media, green new deal o transizione ecologica per fare due esempi, che in scelte ben precise. D'altra parte i movimenti per il clima mostrano una debolezza e una frammentazione "inspiegabili" se si pensa all'urgenza e alla gravità delle questioni.

A dare un contributo interessante al dibattito in corso e a provare a fare chiarezza sulla direzione di un movimento contro i cambiamenti climatici è da qualche mese disponibile un piccolo libretto scritto da Fatima Ouassak, politologa, militante ecologista, antirazzista e femminista francese, pubblicato dalle edizioni Tamu, giovane casa editrice napoletana che persegue un preciso progetto editoriale, dal titolo suggestivo: Per un'ecologia pirata... E saremo liberi. Si tratta di un pamphlet denso che ci fa penetrare nel groviglio delle ingiustizie che vengono subite quotidianamente dalle classi subalterne e nello stesso tempo prova a disbrogliare alcuni fili capaci di sottrarle alla morsa dentro cui il sistema le costringe. Pertanto niente appelli generici per la salvaguardia dell'ambiente ma una precisa posizione di classe. Sotto questo aspetto qualificare Fatima Ouassak come militante femminista, antirazzista ed ecologista non è puro esercizio attributivo ma indica la prospettiva globale dalla quale si deve guardare la complessa realtà odierna e il preciso posizionamento di chi vuole mettere in atto un'azione di trasformazione radicale: le lotte per il clima si devono intrecciare con le lotte contro il razzismo, contro il patriarcato, contro ogni forma di oppressione, da un punto di vista di classe.

Punto di partenza di un movimento ecologista ampio e capace di radicalità secondo la Ouassak è il riconoscimento della più ampia libertà di movimento per tutti, per gli europei bianchi delle classi agiate o medie, come per gli europei non bianchi delle classi popolari o per i migranti che attraversano il Mediterraneo. Solo la libertà di muoversi - possibilità di uscire dai quartieri ghetto in cui i ceti sfruttati sono confinati e controllati da un sistema securitario violento, possibilità per i migranti di giungere in Europa senza vincoli giuridici - può creare le precondizioni per fare decollare una lotta che segni un cambiamento sostanziale. "Siamo d'accordo - scrive - sulla necessità di risolvere il problema del clima, ma dal punto di vista di chi e nell'interesse di chi? E' l'umanità che vogliamo salvare o solo la ricca e fortunata minoranza bianca? Che tipo di ecologia garantisce tutte le libertà, compresa quella di movimento e insediamento per tutti, indistintamente? Che tipo di ecologia stiamo difendendo? Un'ecologia che aggiunge frontiere alle frontiere o un'ecologia che cerca di abbattere i muri".

E' il capitalismo-coloniale, come lo chiama l'autrice, che "ha bisogno di produrre razza e territorio. Per accumulare il massimo profitto ha bisogno di gerarchizzare gli individui e le terre, di produrre viventi rispettabili e viventi spregevoli"; essere nelle condizioni di potersi sottrarre, attraverso la libertà di movimento, a tale meccanismo rappresenta un primo passo verso un processo di liberazione collettiva. Mentre l'ecologia mainstream, di destra o di sinistra, non considera importante la libertà e finisce per schierarsi per il "mantenimento dell'ordine sociale attuale". Sintomatico di questo modo di pensare conformista è l'idea che occorra essere informati sempre di più, che l'informazione possa darci la spinta a cambiare il nostro modo di vivere e contribuire a cambiare le sorti generali dell'umanità. Ma, obietta la Ouassak, intanto l'informazione è unilaterale, promana dall'alto verso il basso, dai presunti detentori del sapere alla incolta popolazione per sensibilizzarla nelle sulle scelte giuste e, soprattutto, il sapere a cosa può servire se le classi popolari non hanno la possibilità di decidere e di cambiare le cose perché sono oppresse, controllate e ghettizzate per essere sfruttate? Diventa allora un discorso moralista dire che per cambiare basta solo modificare gli stili di vita e che ciò dipenda in fondo semplicemente dalle nostre scelte individuali.

Un cambiamento radicale non avviene certamente per caso, l'autrice fin da subito chiarisce quale soggetto principale può farsene promotore e qual è il cambiamento da attuare. L'ecologia pirata fa parte di una trilogia, iniziata con La puissanse des mères, che individuava il soggetto rivoluzionario, le madri, prosegue appunto con L'ecologia pirata, che si interroga sull'ecologia come strumento di liberazione, e si dovrà concludere con un terzo volume, che analizzerà "la questione dell'organizzazione della società".

"Sebbene questi libri trattino temi diversi, la domanda a cui intendiamo rispondere è la stessa: come possiamo rendere il mondo un posto più respirabile per i bambini? L'ambizione è duplice: la partecipazione alla coscientizzazione dei quartieri popolari come soggetto politico e la definizione di un progetto ecologista. Il metodo è[...]fare un passo di lato per pensare e progettare la pratica e la riflessione militanti. Questo passo di lato si basa sul lavoro militante del passato e mira a rafforzare il lavoro militante del futuro". Il richiamo ai bambini non è un mero espediente retorico o un appello umanitario e morale; nel corso del libro i bambini sono considerati soggetti capaci di comprendere e di avanzare richieste, di farsi promotori del processo di cambiamento. Esemplificato anche nelle metafore liberatorie cui l'autrice fa riferimento: pirati, draghi e mare.

In un mondo così oppressivo e repressivo come quello imposto dal sistema capitalistico-coloniale, un percorso vero di liberazione dal basso, suggerisce l'autrice, può trovare concretezza "nell'ammutinamento e nella secessione", nel sottrarsi e nel creare spazi di libertà. Per fare ciò occorre "cambiare rotta[...]e andare verso Sud, il Sud del Mediterraneo e il sud presente in Europa. La via d'uscita dal capitalismo ecocida non sarà né civilizzata né barbara. Sarà conquistata attraverso una guerra di liberazione, una rivoluzione il cui centro sarà certamente il Sud globale. E' da lì che tutto ripartirà. E in Europa faremo la nostra parte".

Tutto ciò non è enunciato in una formula astratta ma praticato nella quotidianità di una lotta che, sebbene ancora embrionale, ha trovato corpo in Vendragon, la prima casa dell'ecologia popolare, che Fatima Ouassak ha contribuito a fondare a Bagnolet, sobborgo parigino.

Un libro quindi compatto, da leggere d'un fiato e da meditare, frutto della passione militante dell'autrice e della consapevolezza di assumere quello sguardo "di lato", capace di farci guardare il mondo da prospettive altre. A chiuderlo è infatti una favola intitolata Un racconto di ecologia pirata, in cui sono i bambini ad essere artefici del cambiamento, con la loro immaginazione e la loro intraprendenza.

Angelo Barberi

http://sicilialibertaria.it
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