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(it) Italy, Umanita Nova #26-25 - Milano: diritto alla casa e agli spazi sociali. Diario di un'estate di lotta (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Thu, 30 Oct 2025 08:55:01 +0200
Dopo le mobilitazioni contro il Decreto Sicurezza, che tra le altre cose
sanziona pesantemente chi occupa per necessità, c'è stata una forte
ripresa di iniziative per rivendicare tale diritto. Il periodo estivo a
Milano è stato particolarmente denso di mobilitazioni che ci sembra
significativo ripercorrere. ---- 3 luglio ---- Quella che si è svolta il
3 luglio è stata tra le più importanti manifestazioni, organizzata
unitariamente dai sindacati degli inquilini fino alle aree sociali
antagoniste più impegnate sulla tematica. Il corteo partito da piazzale
Lodi con la partecipazione di circa 2mila persone ha attraversato
l'intero quartiere popolare con striscioni, cartelli e slogan, riuscendo
ad essere molto comunicativo attraverso interventi volanti e durante le
fermate del corteo. Una manifestazione la cui riuscita e partecipazione
ha sorpreso gli stessi organizzatori, segnando un punto di non ritorno
nel percorso unitario delle iniziative e nei contenuti condivisi.
19 luglio
Nei pressi del quartiere Gola, dove ci sono molte famiglie e realtà
occupanti di case popolari vuote, il 19 luglio è stata organizzata
un'iniziativa in continuità con il percorso precedente, occupando una
piscina lasciata in abbandono dal Comune, come molte altre sparse nella
città, sottratte all'utenza popolare in prospettiva di una
privatizzazione che sta già avvenendo, con conseguente innalzamento di
prezzi speculativi. All'interno dell'iniziativa è stato organizzato
anche un dibattito proprio sulle politiche di privatizzazione e di
speculazioni edilizie che stanno peggiorando i rapporti sociali nei
quartieri milanesi. In questa occasione ho portato la testimonianza
dell'attività che stanno svolgendo sia lo Spazio Sociale Micene che il
comitato San Siro città pubblica, con l'obiettivo di mantenere il
vincolo territoriale del quartiere popolare per contrastare interventi
speculativi e il processo di privatizzazione in atto in tutta la la
città. Una tendenza dimostrata anche attualmente con la svendita dello
Stadio comunale di San Siro alle società dell'Inter e del Milan, in
funzione del suo abbattimento e ricostruzione a pochi passi; tutto ciò a
spese del verde del Parco dei due Capitani, circondando tutta l'area con
Centri Commerciali. Abbiamo messo in evidenza come la nostra attività
stia contrastando una politica dell'amministrazione comunale che ha come
conseguenza la cacciata dei ceti popolari dal quartiere, costruendo
appartamenti di lusso per ricchi e abbiamo concluso ribadendo che "la
casa è un diritto inalienabile che non può essere negato a nessuno. È
nostro impegno quello di lottare in tutti i modi possibili, legali e
non, fino a quando ad una sola persona sia garantito questo sacrosanto
diritto".
21 agosto e 6 settembre
In questa estate fitta di iniziative, accade che il 21 agosto il governo
di destra mette in atto lo sgombero dello spazio sociale del
Leoncavallo. Da qui la manifestazione di protesta del 6 settembre.
Lo sgombero del Leoncavallo ha sollevato a Milano, e non solo, molta
mobilitazione e contemporaneamente molto dibattito. La scelta fatta dal
governo di destra sicuramente non è stata determinata dalla pericolosità
antagonista di questo centro sociale, quanto dalla sua notorietà. È
stata quindi sostanzialmente una decisione utile per mandare un forte
messaggio repressivo all'intero movimento antagonista. L'obiettivo
rivendicativo della mobilitazione promossa dal Leoncavallo è stato
quello di raggiungere un accordo con l'amministrazione comunale per la
concessione di uno spazio legalizzato. Una prospettiva condivisa e
sostenuta dal "campo largo" della politica.
In concomitanza, si è sviluppato soprattutto all'interno delle varie
anime dei centri sociali un dibattito critico che, pur ritenendo
necessario dare un'importante risposta al grave atto repressivo del
governo di destra, e pur rispettando le scelte del percorso del
Leoncavallo, sosteneva che la manifestazione di protesta del 6 settembre
non poteva escludere le rivendicazioni dei percorsi antagonisti per la
riappropriazione degli spazi sociali e autogestiti e per il diritto alla
casa. Questo significa schierarsi apertamente anche contro le politiche
di privatizzazione e speculazioni edilizie dell'amministrazione locale
che sta trasformando Milano nella città dei ricchi e del lusso, con
l'espulsione della parte più povera e della classe lavoratrice. Come
conseguenza di tale orientamento le aree sociali antagoniste avevano
deciso di darsi come punto di aggregazione per la manifestazione del 6
settembre il piazzale davanti alla Stazione centrale, da dove è partito
un corteo con migliaia di manifestanti con striscioni, slogan e
interventi che rivendicavano il diritto all'abitare e alla
riappropriazione di spazi. Lungo il percorso, il corteo si è fermato per
protestare davanti a palazzi abusivi e al Pirellino in costruzione, dove
sono stati appesi striscioni di denuncia. Poi, come concordato, c'è
stato un ricongiungimento al corteo generale, con concentramento ai
Bastioni di Porta Venezia, proseguendo nel percorso in tutto il centro
della città. Arrivati a piazza Fontana, dove era stato concordato la
fine del corteo, la pressione dei manifestanti è stata tale che la
polizia è stata costretta a far passare il corteo nella piazza del
Duomo. Per chi ha fatto l'intero percorso dei due cortei, sono state 6
ore di manifestazione; 20mila partecipanti secondo le stime ufficiali,
ma la lunghezza del corteo e la presenza nella piazza di arrivo è stata
valutata in almeno 50mila.
15 settembre
Nel pomeriggio di lunedì 15 settembre è stato organizzato dai sindacati
degli inquilini e dai comitati di lotta nei quartieri un presidio di
protesta in piazza della Scala, sotto il palazzo comunale, per il
diritto all'abitare, contro gli sfratti, contro l'espulsione degli
strati popolari, dei lavoratori e delle lavoratrici, per l'assegnazione
delle case vuote, per la sanatoria delle case occupate, contro le
politiche di privatizzazione e di speculazione edilizia
dell'amministrazione comunale, tra l'altro sotto inchiesta per abusivismo.
Il mio intervento, insieme al comitato "San Siro città pubblica", si è
basato sostanzialmente su tre punti:
la casa, è un diritto che deve essere garantito a tutti, per cui le
leggi che non lo rispettano non vanno rispettate, perché sono inumane e
incivili; i giudici che sentenziano uno sfratto senza alcuna
alternativa, lasciando intere famiglie in mezzo alla strada, e la forza
pubblica che lo esegue compiono atti di criminalità sociale; va
denunciato che le case popolari vengono vendute ai privati, che
soprattutto a Milano ci sono 15 mila abitazioni popolari mantenute vuote
(600 solo nel quartiere di San Siro), mentre c'è chi aspetta da anni
l'assegnazione: questo è un furto di sottrazione di beni pubblici. Un
componente del comitato San Siro città Pubblica ha fatto inoltre
presente la recente sentenza del giudice della Corte di appello di
Torino che ha assolto 13 attivisti dal reato di occupazione della casa
cantoniera di Oulix, utilizzata per l'accoglienza dei migranti in
transito, in quanto il "reato è giustificato dallo stato di necessità".
Una sentenza significativa, che mette in evidenza come le mobilitazioni
e le lotte dal basso possano incidere anche nell'interpretazione delle
leggi stesse.
Fine settembre
Ed arriviamo a questo inizio di autunno. È di pochi giorni fa un'altra
notizia grave e preoccupante. Dopo lo sgombero del Leoncavallo è stato
annunciato lo sgombero del Centro Sociale "La Fornace" di Rho, una
cittadina dell'hinterland milanese. Si tratta di uno stabile dell'ENI
che era abbandonato, occupato da anni e trasformato in un luogo di
socialità, di cultura, di solidarietà e di impegno sociale. Le
mobilitazioni a difesa dello spazio sono già partite. Terremo informati
sulla vicenda.
Enrico Moroni
https://umanitanova.org/milano-diritto-alla-casa-e-agli-spazi-sociali-diario-di-unestate-di-lotta/
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