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(it) France, OCL CA #352 - "La Fabbrica del Progresso: Scientismo, Sistema Tecnologico e Capitalismo Verde" di A. Guerber - Atelier de Création Libertaire - 2023 (ca, de, en, fr, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Tue, 9 Sep 2025 07:46:21 +0300


Questo libro, scritto da un medico libertario di Lione, si oppone alla visione dominante, acritica e idealizzata della scienza e dello sviluppo tecnologico. Stiamo recensendo quest'opera perché discute il mondo attuale e lo sviluppo tecno-scientifico che stiamo vivendo da una prospettiva libertaria ed emancipatoria. Il libro è ricco di sviluppi analitici e politici, illustrati da esempi e analisi storiche pertinenti. La nostra recensione si concentra sulla tesi centrale ed è quindi molto frammentaria nell'analisi di quest'opera ricca e densa.

Critica della Scienza
La prima parte del libro offre una critica della scienza. Fa riferimento a concetti che possono risultare complessi per chi non ha mai approfondito la filosofia della scienza, ma ci sembra molto rilevante perché ciò che presenta mina in qualche modo l'idea di una scienza senza problemi. Denuncia la pretesa di oggettività e universalità sistematicamente attribuita alla conoscenza scientifica con il pretesto di una "metodologia scientifica" idealizzata.
Inoltre, gli scienziati non sono immuni al determinismo ideologico che permea le loro teorie. In breve, la scienza è solo "uno strumento imperfetto per descrivere un certo aspetto della realtà" e "non è l'unico metodo accettabile per affrontare un problema nella società".
L'autore torna poi alla storia della scienza con numerosi esempi illustrativi, ricordando che la conoscenza scientifica è il frutto di una storia collettiva e popolare[1]. A suo avviso, il mondo attuale limita la portata della conoscenza scientifica perché è orientata esclusivamente alle applicazioni, con l'obiettivo della redditività economica, mentre lo sviluppo della conoscenza richiede un pluralismo di pensiero.

Critica della tecnologia
Poiché la scienza attuale è orientata alla tecnologia, l'autore sviluppa una critica radicale molto interessante e completa di quest'ultima. Sono essenzialmente gli interessi economici e politici della classe dirigente a guidare lo sviluppo tecnologico. In sostanza, questa sezione cerca soprattutto di dimostrare che la tecnologia non è neutrale perché ci invade e plasma la pratica sociale.
Da qui, elabora a lungo il sistema tecnico: ogni tecnologia non è autonoma perché si sviluppa sulla base di tecnologie precedenti. Ogni innovazione tecnica genera problemi che solo una risposta tecnica può risolvere, creando un meccanismo di autogenerazione e autocrescita delle tecnologie che ci aliena. Da questa prospettiva si compie uno sviluppo importante e rilevante per la tecnologia digitale e l'intelligenza artificiale.
In conclusione, fa eco a Ivan Illich che, lungi dal rifiutare ogni tecnologia, ritiene che siano accettabili solo quelle che soddisfano tre requisiti: generano efficienza senza degradare l'autonomia personale, non creano né schiavi né padroni ed espandono la portata dell'azione personale.

Critica dell'ecologia mainstream
L'ultima parte del libro si concentra su una critica delle attuali tendenze ecologiste che propugnano il centralismo statale, il controllo politico e il soluzionismo tecnologico (su quest'ultimo aspetto si scontra con Murray Bookchin). Questa sezione è importante; evidenziamo solo alcuni aspetti centrali senza riportare tutti gli sviluppi politici e filosofici. In relazione alla prima parte, l'autore evidenzia i limiti dei modelli promossi dall'IPCC, altamente frammentati e politicamente orientati, in quanto si concentrano principalmente sul riscaldamento globale e sulle emissioni di CO2[2], consentendo di presentare l'energia nucleare come una soluzione ecologica. Soprattutto, la lotta al riscaldamento globale relega gli individui allo status di partecipanti passivi, oppressi dai sensi di colpa, impotenti e incompetenti su "questioni specialistiche", consentendo la monopolizzazione tecnocratica del dibattito, senza mai mettere in discussione l'attuale organizzazione sociale. In definitiva, l'autore propone una prospettiva libertaria radicale: la necessità di una rivoluzione sociale, unica via per superare il capitalismo, l'ordine politico e il sistema tecnologico associato. In contrasto con il mondo odierno, egli sostiene una scelta collettiva dei nostri strumenti tecnologici.

Conclusione
Questo libro è molto interessante nella sua ambizione di fornire una discussione approfondita della tecnoscienza da una prospettiva critica del mondo sociale odierno. È ricco di spunti filosofici e politici, nonché di una critica della scienza e della tecnologia raramente affrontate. Tuttavia, questo crea due limiti a nostro avviso:

1/ Il libro è denso e potrebbe sembrare complicato da leggere per chi non ha una solida preparazione teorica (filosofia della scienza, politica, ecc.);
2/ Alcune posizioni dell'autore meritano una discussione critica. Tra le altre cose, ma non solo[3], egli si colloca all'inizio del libro tra scientismo e postmodernismo (quest'ultimo rifiutando ogni legittimità della scienza, che si dice non sia altro che il prodotto di una costruzione sociale slegata da qualsiasi conoscenza oggettiva), ma a volte troviamo in questo libro deviazioni prossime a un relativismo radicale critico del razionalismo.
Ciò detto, questo libro è molto stimolante politicamente, anche in questi aspetti potenzialmente discutibili, perché non sono mai caricaturali e sempre ben argomentati. Soprattutto, ci porta a mettere in discussione discorsi e pratiche che spesso appaiono evidenti nella sfera pubblica, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico, con una prospettiva critica approfondita su questo sviluppo come sistema che va ben oltre le critiche usuali, spesso superficiali o frammentarie, anche tra gli anarchici: non è questa o quella tecnologia che deve essere denunciata, ma piuttosto il sistema tecnico associato al capitalismo contemporaneo.

RV

P.S.
Questo libro ha ricevuto il Premio Jacques Ellul 2025 conferito dall'Associazione Internazionale Jacques Ellul.

Note
[1]Traendo spunto, tra l'altro, dall'eccellente lavoro "Storia Popolare della Scienza" di D. Clifford.

[2]Viene presentata la critica politica dell'IPCC; un'altra molto pertinente si può trovare nel libro "Ecologia, lotte sociali e rivoluzione" di Daniel Tanuro (La Dispute, 2024).

[3]L'autore critica il marxismo in vari punti, a volte in modo piuttosto semplicistico.

http://oclibertaire.lautre.net/spip.php?article4499
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