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(it) Italy, FDCA, Cantiere #35 - "La guerra" (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Tue, 1 Jul 2025 07:21:08 +0300
Intellettuali che si auto definiscono progressisti, cantanti e musici
che riscoprono i "valori occidentali", storici che guardano ai fasti
guerrieri del passato, tutti in felice compagnia tentando di imbonire le
nuove generazioni, ragazzi, ma perché no anche ragazze, in onore della
parità, per convincerli che è bello e giusto sacrificarsi per la patria,
ma non per la piccola patria nazionalista, no, ma per la fulgida
grande patria europea. Ed ecco che si invoca la necessità che l'Ue
"ritrovi lo spirito combattivo" e "il senso della lotta", e ci si
rammarica che «Resta il fatto che non siamo più dei guerrieri» A.
Scurati , ma ancor di più dall'alto della sua veneranda età ecco che il
maitre a penser della psicanalisi U. Galimberti ci ricorda che "la pace
intorpidisce" ed è perciò che "Io guardo i pacifisti con sospetto".
Per rispondere a tanta retorica guerriera basterebbe rimandare ai tanti
filmati sulle guerre in corso, ma forse tra un balletto e una pubblicità
quelle immagini perdono di senso ed anch'esse appaiono come una fiction.
Ecco perché preferiamo offrire ai nostri lettori una pagina di Boris
Vian, il primo paragrafo de "Le formiche" dove la prosa scarna, cinica e
surreale ci sprofonda nell'orrore della guerra. (C.V.)
Le Formiche
Boris Vian
Siamo arrivati stamattina siamo stati mica colti bene, perché sulla
spiaggia non c'era altro che un sacco di tizi morti o brandelli di tizi,
carri armati e camion demoliti. Arrivavano pallottole pressappoco da
ogni parte e a me non piace proprio tutto 'sto disordine solo per il
gusto di divertirsi. Siamo balzati in acqua, ma era più profonda di
quanto si potesse pensare e io sono scivolato sopra una scatoletta di
conserva. Il ragazzotto che stava proprio dietro di me ha avuto tre
quarti della faccia asportata dalla prugna secca che arrivava, e io me
la sono tenuto la scatoletta di conserva, come ricordo. Ho messo i pezzi
di faccia nel mio elmetto e glieli ho dati, lui è ripartito per farsi
curare ma ha l'aria di aver perso di aver preso una cattiva strada
perché è entrato in acqua fino a che non toccava più con i piedi e non
credo che possa vederci a sufficienza sul fondo per non perdersi.
Sono corso poi nella direzione buona e sono arrivato giusto in tempo per
ricevere una gamba in piena faccia Ho tentato di strapazzare il tizio,
ma la mina non aveva lasciato che brandelli nient'affatto pratici da
manovrare, allora ho ignorato il suo gesto e ho proseguito. Dieci metri
più lontano, ho raggiunto tre altri ragazzotti che stavano dietro a un
blocco di cemento e sparavano contro un angolo di muro, più in alto.
Erano fradici di sudore e inzuppati d'acqua e io dovevo essere come
loro, allora mi sono inginocchiato e ho sparato anch'io. E' tornato il
luogotenente, si teneva la testa con tutte e due le mani e dalla bocca
gli colava della roba rossa. Non aveva un'aria contenta e non ci ha
messo molto sdraiarsi sulla sabbia, con la bocca aperta e le braccia
in avanti. Deve averla sporcata per bene, la sabbia. Era uno dei soli
angoli che restavano puliti.
Da lì, il nostro battello arenato aveva un aspetto dapprima
completamente idiota, e poi non ha avuto nemmeno più l'aspetto di un
battello quando le due granate gli sono cadute sopra. La cosa non mi è
piaciuta affatto, perché dentro ci stavano ancora due amici, colpiti
mentre si alzavano per saltare. Ho dato una pacca sulla spalla dei tre
che sparavano con me, e ho detto loro: «Venite, andiamo, su».
Intendiamoci bene bene, li ho fatti passare prima, e ho avuto buon fiuto
perché il primo e il secondo sono stati stesi da quei due altri che, al
coperto, ci tenevano sotto tiro, e ne restava solo uno davanti a me, il
vecchio, poveraccio, di fortuna non ne ha mai avuta, non appena si è
sbarazzato del più cattivo, l'altro ha avuto giusto il tempo di
ammazzarlo prima che io mi potessi occupare di lui.
Quei due porci, dietro l'angolo di muro, avevano una mitragliatrice e un
sacco di munizioni. L'ho orientata nell'altro senso e ho premuto, ma ha
smesso presto perché la cosa mi scassava le orecchie e in più si era
inceppata subito. Devono averle regolate per non sparare nella direzione
sbagliata.
Lì, ero pressapoco tranquillo. Dall'alto della spiaggia, si poteva
godere di una bella vista. Sul mare, c'era fumo in tutti gli angoli e
l'acqua sprizzava altissima. Si vedevano anche i lampi delle salve delle
grosse corazzate e i loro obici ci passavano sopra la testa con un buffo
rumore sordo, come una campana tubolare di suono grave perforata in aria.
È arrivato il capitano. Restavamo undici appena. Ha detto che non era
molto ma che ce la saremmo sbrogliata così. Più tardi, i caduti sono
stati rimpiazzati. Sul momento ci hanno fatto scavare delle buche; per
dormire, pensavo, ma no, abbiamo dovuto infilarci dentro e continuare a
sparare.
Fortunatamente, rischiarava. Adesso dai battelli ne sbarcavano delle
grosse infornate, ma i pesci filavano tra le gambe per vendicarsi dello
scompiglio e loro cadevano per la maggior parte nell'acqua e si
rialzavano rantolando come disperati. Certi non si rialzavano affatto e
partivano fluttuando con le onde e il capitano ci ha detto subito di
neutralizzare il nido di mitragliatrici, che aveva appena ricominciato a
darci dentro, avanzando dietro il carro.
Ci siamo messi dietro al carro armato. Io per ultimo perché non mi fido
molto dei freni di quegli aggeggi lì. Comunque sia, è più comodo
camminare dietro a uh carro armato perché non c'è più bisogno di
impigliarsi nei reticolati e i picchetti cadono da soli. A non mi
piaceva quella sua maniera di spappolare i cadaveri con una specie di
rumore che si fa fatica a ricordare - sul momento, è abbastanza
caratteristico. In capo a tre minuti, è saltato su di una mina e si è
messo a bruciare. Due dei tizi di dentro non ce l'hanno fatta ad uscire
e il terzo ce l'ha fatta, ma gli era rimasto un piede nel carro e non so
se ha avuto il tempo di accorgersene prima di morire. Ad ogni buon
conto, due obici, dei suoi, erano già caduti sul nido di mitragliatrici
rompendo le uova e anche gli omini. Quelli che sbarcavano hanno trovato
un miglioramento, ma proprio allora una batteria anticarro si è messa a
sputacchiare a sua volta e ne sono caduti almeno venti dentro l'acqua.
Io mi sono buttato ventre a terra. Dalla mia postazione, li vedevo
sparare sporgendomi appena. La carcassa del carro armato che ardeva mi
proteggeva un poco e ho mirato accuratamente. Il puntatore è caduto
contorcendosi come una bestia, dovevo aver colpito un po' troppo basso,
ma non ho potuto finirlo, dovevo prima stendere gli altri tre. Ho fatto
fatica, per fortuna il rumore del carro armato che ardeva mi ha impedito
di sentirli mugolare - avevo ucciso male anche il terzo. Del resto,
c'erano scoppi continui e fumo da tutte le parti. Mi sono strofinato gli
occhi per un bel pezzo per vederci meglio perché il sudore me lo
impediva e il capitano è ritornato. Si serviva soltanto del braccio
destro. «Può fasciarmi il braccio sinistro ben stretto intorno al
corpo?» Ho detto di si e ho cominciato ad avvilupparlo con le bende e
poi lui ha abbandonato il suolo con tutt'e due i piedi
contemporaneamente e mi è caduto sopra perché dietro di lui era arrivata
una granata. Si è irrigidito all'istante, pare che la cosa succeda
quando si cade morti di stanchezza, in ogni caso era più comodo così per
levarmelo da sopra. E poi devo essermi addormentato, e quando mi sono
svegliato il rumore veniva da più lontano e uno di quei tizi con le
croci rosse tutt'intorno all'elmetto mi versava il caffè.
*edizione MILLELIRE STAMPA ALTERNATIVA settembre 1997
http://alternativalibertaria.fdca.it/
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