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(it) Italy, FDCA, Cantiere #32 - CCNL Logistica, nozze coi fichi secchi - Marco Veruggio (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Thu, 27 Feb 2025 09:23:44 +0200
Il rinnovo contrattuale della logistica, trasporto merci e spedizioni,
firmato il 6 dicembre dai sindacati confederali con le associazioni
datoriali, detta le nuove regole a un settore che secondo alcune stime
produce oltre il 10% del PIL, impiega oltre un milione di lavoratori ed
è stato teatro di alcuni tra i più vivaci conflitti sindacali degli
ultimi anni e oggetto di numerose inchieste della magistratura. Per
questo è utile provare a decifrarne almeno gli aspetti principali e a
capirne l'impatto sui luoghi di lavoro. ---- Il contesto: un settore in
crescita ---- Il quadro in cui si è sviluppata la vertenza contrattuale
è stato fissato bene da Sergio Bologna in un articolo pubblicato a
novembre: profitti mai così alti negli ultimi 10 anni (fonte:
Mediobanca); l'80% dei dividendi nelle tasche dei soci e solo il 20%
reinvestito, oltre la metà in partecipazioni (Facoltà di Ingegneria, La
Sapienza); oltre il 50% dei lavoratori dipendenti italiani, quasi sette
milioni, in attesa di rinnovo contrattuale (ISTAT). A questi dati si
aggiungono quelli pubblicati dal CENSIS, che parlano di una "bolla del
lavoro", in cui cresce l'occupazione ma non il PIL e dal 2007 il reddito
disponibile lordo pro capite delle famiglie è diminuito del 7,7%.
La logistica non fa eccezione. I dati dell'Osservatorio Gino Marchet del
Politecnico di Milano attestano che il fatturato della contract
logistics (logistica in conto terzi) sono in crescita costante da 15
anni - unica eccezione il 2020, i cui contraccolpi, tuttavia, hanno
impresso al settore un'accelerazione che lo ha portato dagli 87 miliardi
del 2019 ai 117,8 del 2024.
Salari: le nozze coi fichi secchi
La piattaforma contrattuale licenziata un anno fa dai sindacati
confederali chiedeva di superare l'IPCA arrivando ad aumenti del 18% per
recuperare integralmente l'inflazione e di tenere anche conto della
redditività del settore. Il comunicato con cui gli stessi annunciavano
il raggiungimento di un accordo e la revoca dello sciopero parla di
aumenti medi del 14,3%. Vediamo cosa dicono le tabelle. Tra il personale
non viaggiante gli aumenti vanno dai 185,61 euro (+12,2%) del sesto
livello, il più basso (non considero il sesto junior, perché scomparirà
a fine 2025 su richiesta del sindacato), ai 319,24 euro (+15,7%) dei
quadri, passando per i 230 (+12,5%) del 3s, considerato il livello di
riferimento. Nel viaggiante si va da aumenti inferiori al 10% ai
parametri più bassi (110) fino ai 290,53 (+15,8%) ai più alti, passando
per i 260 (14,1%) al livello di riferimento B3. In sostanza gli aumenti
più significativi arrivano a un esiguo numero di addetti in fascia alta,
mentre la stragrande maggioranza ha aumenti limitati. La distribuzione
degli aumenti appare ancor più chiara se osserviamo che nel personale
non viaggiante salendo dal 6 al 3s (5 gradini) la forbice tra gli
aumenti è 45 euro (0,3%), mentre dal 3s al Q (3 gradini) sale a ben 89
(1%). Analogamente nel viaggiante tra G1 e F2 (4 gradini) la differenza
è 16 euro (0,4%), mentre tra F2 e C3 (3 gradini) è 64 (3,2%). È il
classico marchingegno con cui le imprese incrementano gli aumenti medi
tenendo basso il costo complessivo del rinnovo contrattuale. Lo stesso
utilizzato magistralmente dalle imprese di TLC nell'ultimo rinnovo (uno
di quelli scaduti) per tenere in un unico contratto i lavoratori dei
call center (aumenti miseri) e quelli delle grandi compagnie
telefoniche (aumenti più sostanziosi).
A questo si somma il consueto meccanismo per cui la prima metà dei soldi
in più in busta paga arriva subito, mentre il resto si aggiunge in
comode rate spalmate su due anni e mezzo, facendo sì che, come nel
paradosso di Zenone, Achille (il salario) non raggiunga mai la tartaruga
(l'inflazione). Nulla anche in termini di più scatti di anzianità,
aumento delle maggiorazioni per lavoro notturno e al gelo (come
chiedevano in particolare i Cobas) e arriva persino la riduzione della
copertura della malattia a scalare quando ci si ammala prima di un
riposo ("misura antiassenteismo"). Un driver Amazon con quattro anni
di anzianità, che lavora 4 giorni a settimana (prassi molto comune) il
primo di gennaio si metterà in tasca circa 50 euro netti in più al mese.
Uno scandalo.
Regole: lucine e ombre
Se nella parte salariale le imprese vincono 3-0, sul piano normativo il
bilancio è più sfaccettato. In termini di flessibilità - una delle
principali richieste datoriali - le imprese non sfondano sull'orario di
lavoro, ma ottengono più contratti flessibili. Il tetto ai contratti
atipici (tempo determinato, somministrazione) passa dal 27% al 41%,
quello al part-time dal 25% al 41%. Inoltre si riconosce la
possibilità di assumere stagionali nell'autotrasporto in settori
specifici (agricoltura, turismo, combustibili per riscaldamento).
La parte più interessante, tuttavia, è quella sugli appalti, un tema
chiave, perché o si ristabilisce un controllo sulla giungla rivelata
dalle inchieste milanesi oppure qualunque contratto è destinato a
restare in larga misura inesigibile.
Uno degli aspetti positivi è che il rinnovo introduce la clausola
sociale per il personale viaggiante in caso di cambio di fornitore per i
servizi di distribuzione urbana. Assotir, che pure è firmataria, ha
messo a verbale che non condivide la misura anche perché "apre un
pericoloso precedente".
L'altro aspetto interessante riguarda la "qualificazione della filiera"
degli appalti veri e propri. Il testo ribadisce il divieto di
subappalto, ma trasforma la deroga per le "imprese associate" in deroga
per le "imprese consorziate", rafforzando in qualche misura la
responsabilità in solido del committente in caso di illeciti, ma
soprattutto impone vincoli "qualificanti" alle imprese appaltatrici, sia
in termini di organizzazione d'impresa sia, soprattutto, di trasparenza
contabile e regolarità contributiva e fiscale. Se le inchieste della
Procura di Milano attestano che spesso le "società filtro" che fatturano
ai committenti le prestazioni delle società "serbatoio" (di manodopera)
già assumono la forma di consorzi (con pochi o punto dipendenti), la
richiesta del DURC aggiornato e della documentazione dei versamenti
fiscali (DURF o F24) potrebbe rendere effettivamente più difficile ai
grandi committenti scaricare lo "sporco lavoro" di riduzione dei costi
sulle ditte d'appalto e via via giù lungo la catena dei subaffidi.
Per il resto ci sono altre piccole migliorie, ad esempio sulle
responsabilità dei conducenti in caso di danni (primo evento 100% a
carico della ditta, al secondo 65% del lavoratore). Sul tema della
sicurezza - è utile ricordare che tre delle cinque vittime della strage
a Calenzano erano camionisti - viene introdotto il rappresentante per la
sicurezza di sito, che potrebbe operare negli interporti o in snodi
logistici che coinvolgono più di 500 addetti con un grado di maggiore
autonomia rispetto all'RLS aziendale. Nulla invece su un tema sentito da
molti lavoratori: utilizzo dei dati e controllo a distanza.
La consultazione dei lavoratori è fissata entro il 27 gennaio, non è
ancora chiaro se in forma di referendum (nel qual caso il risultato
darebbe un'idea precisa della percezione dei lavoratori) o di semplici
assemblee.
Un'occasione persa
Non vado oltre, ma provo a tirare qualche conclusione. Alla
presentazione dell'ultimo rapporto dell'Osservatorio Gino Marchet i
manager della logistica hanno ripetuto il mantra del "rendere più
attrattive le nostre aziende". A giudicare dagli aumenti salariali del
rinnovo contrattuale o hanno deciso di fare le nozze coi fichi secchi
oppure hanno adottato una strategia a geometria variabile, concedendo
pochissimo a livello nazionale e rassegnandosi a fare qualche
concessione a livello locale, in particolare in quei siti dove i
sindacati di base godono di rapporti di forza più favorevoli.
Soprattutto quei manager apparivano più intimoriti dalle inchieste
della Procura di Milano che dagli scioperi. Un atteggiamento che ricorda
il rinnovo della vigilanza privata, il settore coi salari più bassi in
Italia (quelli dei fiduciari secondo i giudici milanesi e torinesi
violano l'articolo 36 della Costituzione), nonostante la crescita dei
fatturati. Dopo la firma del rinnovo nel maggio del 2023 i clamorosi e
diffusi casi di lavoro sottopagato, sfruttamento e minacce portati alla
luce dalla magistratura hanno spinto le stesse organizzazioni datoriali
a riaprire la partita contrattuale, che a febbraio hanno firmato un
nuovo accordo salariale con aumenti ben più generosi. Prima ancora,
nell'ottobre 2023, Sicuritalia, una delle aziende più colpite dagli
scandali, aveva sottoscritto aumenti del 38%.
Insomma in un quadro europeo (a cui l'Italia non sfugge), in cui settori
di lavoro in gran parte a bassa qualifica e bassi salari registrano una
carenza di manodopera, i grandi sindacati italiani, a differenza dei
loro omologhi europei, non colgono l'occasione. Una scelta singolare,
soprattutto nella logistica, dove in questi anni si è registrata una
propensione alla lotta che ha prodotto anche risultati significativi (si
pensi all'ingresso del sindacato in Amazon) e in una fase in cui la
contemporanea rottura sul contratto dei metalmeccanici e il braccio di
ferro degli autoferrotranvieri (con un recente sciopero di 24 ore senza
fasce di garanzia) avrebbero consentito di sommare le forze di tre
settori chiave. Quando ero delegato spesso i colleghi mi chiedevano
perché non fare causa invece di ricorrere a iniziative sindacali. E io
rispondevo che andare in tribunale di solito è un'ammissione di
debolezza nel posto di lavoro e che i tempi della giustizia sono
infiniti. Oggi, di fronte a episodi in cui il sindacato si fa fare
concorrenza dalla Procura di Milano, sosterrei ancora la stessa tesi...
ma certo avrei qualche difficoltà in più.
Marco Veruggio, giornalista, attivista e ricercatore, scrive di economia
e politica internazionale su testate nazionali ed estere. E' redattore
del sito e della newsletter PuntoCritico.info e coautore di Da New York
a Passo Corese. Conflitto di classe e sindacato in Amazon (Punto
Critico, 2024).
http://alternativalibertaria.fdca.it/
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