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(it) Italy, Sicilie Libertaria #453 - Sabotare le guerre: un'intervista con il Refuser Solidarity Network - voci di resistenza israeliane (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Thu, 19 Dec 2024 08:30:46 +0200


Giorno 10 Ottobre 2024 in vista della giornata dei disertori, indetta dall'Assemblea Antimilitarista per il 4 Novembre, chi scrive ha avuto l'opportunità di incontrarsi per una intervista online con un compagno, Mattan Helman, Executive Director del Refuser Solidarity Network (RSN). ---- La missione di RSN è costruire una base internazionale di sostegno per il movimento di resistenza civile israeliano e per gli obiettori di coscienza israeliani (chiamati anche "rifiutanti") che lottano per porre fine alla guerra di Gaza, all'occupazione israeliana e all'oppressione del popolo palestinese.
Dal 2003, il Refuser Solidarity Network (RSN) ha sostenuto oltre un migliaio di persone che si sono pubblicamente rifiutate di far parte dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi. Il RSN ha sostenuto coloro che hanno scontato condanne, ha raccontato storie di chi si è rifiutato attraverso i social media, campagne stampa ed e-mail e creato programmi educativi per il pubblico di tutto il mondo evidenziando l'importanza della resistenza all'occupazione.

Il loro motto "porre fine all'occupazione, un soldato alla volta" dà un profondo senso antimilitarista alla situazione Palestino-Israeliana accentuando la rilevanza della scelta di resistenza individuale, e proiettandosi "un soldato alla volta" in una dimensione collettiva. Anche questi atti possono portare ad un punto definitivo l'occupazione israeliana della Palestina senza ulteriori perdite di vite umane, boicottando il sistema guerra e il circolo infinito di violenza all'origine.

Senza soldati, eserciti, bombe quello che rimane nelle risoluzioni di conflitti geopolitici solo le ragioni diplomatiche e politiche, dove il discorso dei popoli e dei loro veri bisogni può valere molto più di milioni di proiettili, carri armati, caccia e bombe e molto di più di politici e Capi di Stato corrotti da multinazionali delle armi (es. Leonardo spa e altre).

I refusers/obiettori di coscienza provengono da tutti i segmenti della società israeliana. Sono Mizrahi, Sefarditi e Ashkenazi; sono religiosi e laici; sono drusi, beduini e russi, sono persone di tutte le identità di genere, provenienti dalle grandi città e dai piccoli paesi, i RSN lavorano dal 2003 per sostenere le loro attività. Oggi RSN ha infatti migliaia di membri in tutto il mondo.

Mattan, obiettore di coscienza, ci racconta la sua storia: lui si è unito al movimento a 18 anni perché crede sia un modo efficace per promuovere il cambiamento dal basso verso l'alto, ritiene che il rifiuto di prestare servizio militare sia un modo fondamentale per cambiare la società israeliana e la politica del governo. Ci spiega che il potere governativo in Israele come in molti altri stati dipende dal consenso pubblico, espresso attraverso la partecipazione civica e la cooperazione istituzionale. Ritirando la cooperazione e spostandola verso il sostegno alla resistenza, le persone si autorizzano a promuovere un cambiamento positivo.

Il movimento di resistenza civile israeliano, RSN, e i suoi sostenitori all'estero, lottano per la libertà, l'uguaglianza e la giustizia per tutti in Israele e Palestina, ponendo fine all'occupazione e all'oppressione israeliana. RSN ritiene che questo sia l'unico modo per porre fine al circolo di violenza e garantire la sicurezza di palestinesi e israeliani.

Mattan ci racconta che proviene da un piccolo Kibbutz ad Haifa, a nord di Tel Aviv. Non ebreo in quanto la madre non è ebrea, Mattan viene da una famiglia dove sia il padre che il nonno hanno fatto parte dell'esercito israeliano. A 15 anni si unisce al movimento giovanile israeliano, a 16 capisce di non voler far parte dell'esercito e capisce in profondità tutta la questione dell'occupazione. Nel 2017 a 18 anni, quando diventa automaticamente "proprietà dell'esercito israeliano", si rifiuta di entrare nell'IDF e sconta tra il 2017 e il 2018 circa 110 giorni in carcere militare per soli israeliani. Tramite una ong non registrata pubblicamente riesce a uscire dal carcere e viene ufficialmente chiusa la sua situazione con l'esercito che lo esonera per "cattiva condotta", così si trasferisce in Olanda dove vive. Lui si definisce infatti olandese.

Dopo circa un'ora di piacevole conversazione lasciamo Mattan, che si considera anche lui anarchico, con la promessa di continuare i nostri rapporti e di organizzare collaborazioni future.

Riflettiamo allora sul pericolo dello schierarsi da una parte o dall'altra della barricata e come tale decisione richiede un'analisi profonda dei propri valori, e fino a che punto ogni singola persona è disposta a continuare a difendere una parte o l'altra anche a costo di vite umane. C'è troppa paura della libertà, troppa paura di uscire da un gruppo o dall'altro per essere se stessi e dire NO, io dubito di tutte le autorità e sono libera/o!

L'analisi della realtà del RSN ci porta a fare non tanto un discorso pacifista bensì umanistico, un discorso di valori anarchici, dove anarchia significa mutuo aiuto e rispetto per gli altri, cooperazione e amore reciproco, contro gli obiettivi storici e comuni, tutti i governi oppressori e tutti i nazionalismi.

Non è una questione di essere pacifisti dove non esiste giustizia e dove l'oppressione gerarchica dei governi, delle religioni e di tutte le loro sovrastrutture legali e morali non lasceranno mai gli esseri umani "in pace", ma è piuttosto una questione legata al valore delle vite, del nostro ambiente, degli animali e degli animali umani.

Sappiamo bene che discorsi pacifisti come quelli di Ghandi possano avere senso quando c'è un certo grado di attenzione, quando c'è un'udienza, quando lo sciopero della fame è qualcosa di dirompente fuori dal comune ma non in contesti come Gaza, Sudan o Yemen dove le persone stanno già morendo di fame e l'attenzione pubblica guarda dall'altra parte.

E sappiamo che neanche azioni come "Great Return March", la grande marcia di ritorno della popolazione palestinese, abbiano portato a dei reali cambiamenti quando, per esempio, il 30 marzo 2018, con circa 17.000 manifestanti raggruppati in diversi punti nei pressi del muro apartheid tra Gaza e Israele, la popolazione pacifica gazawi si è avvicinata al confine con Israele e l'esercito israeliano ha aperto il fuoco senza alcun rimorso sulla popolazione disarmata, 14 persone sono morte e più di mille ferite.

Quindi, stringere rapporti con il movimento degli obiettori e dei disertori Israeliani è estremamente importante, perché riteniamo tale movimento sia un vero alleato dei Palestinesi.

Quello che accade oggi in Palestina, Libano, Syria e Iran non è altro che l'apertura del secondo fronte di guerra mondiale dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Come accade sul fronte occidentale dove i disertori di ambo gli schieramenti ridisegnano la geografia del conflitto, anche nel conflitto in atto in Medioriente coloro che rifiutano di arruolarsi ci danno l'indicazione che è possibile fermare la guerra DISERTANDO. In questo contesto l'obiezione e la diserzione sono scelte e pratiche che vanno ad incidere contro lo sforzo bellico in maniera irreversibile, impedendo realmente che la guerra continui.

È importante dare visibilità a questa forma di resistenza, perché rappresenta una alternativa diversa che rifiuta la logica degli schieramenti che non considera né la parte Occidentale né il famigerato Fronte della Resistenza.

Pensare di fermare la guerra affidandosi alla diplomazia delle cancellerie o alla vittoria bellica, significa accettare le logiche Geopolitiche che vogliono la storia del pianeta e la condizione umana solamente come il prodotto dei cambiamenti di dominio da uno schieramento ad un altro.

Sabotiamo la Guerra, aiutiamo chi si rifiuta di combattere e di uccidere per aiutare noi stessi ad uscire dall'impotenza, dalla sterile indignazione quotidiana. Boicottiamo gli eserciti per incominciare a pensare una nuova società da adesso. Non vogliamo cambiare padrone, non ne vogliamo più padroni, vogliamo una umanità libera, senza nessuna "pace armata".

Anche cooperando attivamente sostenendo i Disertori e gli Obiettori, sviluppando nei movimenti la cultura della solidarietà internazionale che rifiuta la logica delle trincee, rilanciando l'unione tra gli oppressi e tra le persone, si riuscirà realmente a fermare la morte dell'umanità ponendo le basi e la prospettiva di un pianeta che rifiuti qualsiasi Nuovo Ordine Mondiale di gerarchie e di morte.

Gabriele Cammarata e Antonio Rampolla

http://sicilialibertaria.it
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