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(it) Italy, UCADI @188 - Al Referendum sull'autonomia differenziata (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Wed, 18 Sep 2024 10:21:19 +0300


Dopo la pubblicazione della legge 26 giugno 2024, n. 86 che introduce l'autonomia differenziata delle Regioni hanno preso corpo, da un lato le iniziative finalizzate all'abrogazione di questa legge, dall'altro le Regioni favorevoli all'introduzione del provvedimento (Veneto Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Liguria), si sono affrettate a presentare richieste di apertura delle trattative per stipulare le necessarie convenzioni propedeutiche al trasferimento delle competenze o almeno di quelle che non richiedono finanziamenti, essendo la legge di fatto priva delle coperture necessarie ad attuarla.
Le opposizioni, contrarie alla legge. hanno dato attuazione alle necessarie iniziative per impedirne l'applicazione agendo su due fronti: Da un lato i Consigli regionali di Sardegna, Puglia, Toscana e Campania hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale, impugnando la legittimità della legge che. a loro avviso, eccede i poteri del governo e mette in discussione quelli delle Regioni escluse da una fattiva partecipazione al procedimento. Non è fra le Regioni che si sono rivolte alla Consulta l'Emilia Romagna che paga le ambiguità del suo Presidente e della sua giunta che prima dell'approvazione della legge avevano mantenuto un comportamento ambiguo, accodandosi con una propria richiesta di trasferimento di competenze, alle Regioni gestite da destra. Il suo Presidente eletto al Parlamento europeo e dimissionario vede la giunta regionale in carica per gli affari correnti e quindi priva della capacità di deliberare in tal senso.
Pur se con queste contraddizioni, partiti e movimenti sociali e politici hanno iniziato una raccolta di firme per indire un referendum popolare dal quesito estremamente chiaro: "Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, "Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione"?
Raccogliendo l'appello dei proponenti il referendum, che hanno depositato il quesito davanti alla Corte costituzionale, più di 500.000 cittadini hanno già sottoscritto, nell'arco di appena tre settimane. il quesito approfittando del fatto che è stata finalmente attivata la procedura di sottoscrizione on - line del quesito, come previsto dalla legge. A questo numero vanno aggiunte le firme raccolte ai banchetti organizzati in molte piazze ed eventi anche se queste firme dovranno essere autenticate e certificate a differenza di quelle online che lo sono già.
Gli effetti politici di quanto sta avvenendo si sono presto fatti sentire, anche nei partiti della maggioranza e soprattutto in Forza Italia, la quale ha visto il governatore calabrese Occhiuto esprimere fondate perplessità sul provvedimento. Aprendo la strada alla strategia del suo partito di smarcarsi, almeno parzialmente, rispetto all'azione di governo. pur non rompendo la solidarietà di maggioranza il governatore calabrese a posto dei paletti alle procedure di attuazione.
Gli effetti di questa presa di posizione si sono intersecati con il dibattito sviluppatosi sullo ius scholae che ha praticamente monopolizzato il chiacchiericcio politico estivo, insieme al gossip sulle presunte indagini delle quali sarebbe oggetto la sorella della premier, condite con notizie auto prodotte sulle vicende familiari del clan Meloni, tradizional-irregolare, il tutto condito da una dose più che abbondante di vittimismo. Se questa attività di gossip messa insieme dall'entourage di Fratelli d'Italia sembra essere finalizzata a stare comunque sulla scena mediatica, mettendo in atto un'operazione di distrazione di massa per non affrontare i problemi seri e veri del paese, come la crisi delle carceri, le nubi fosche che si addensano sull'economia italiana in vista della manovra di autunno, le palate di sterco ricevute in faccia al seguito delle trattative in sede comunitaria relative alla composizione della nuova Commissione e la designazione del Commissario italiano, più consistente nelle ragioni e fondata negli obiettivi appare la strategia disegnata dalla Forza Italia.
Il partito che fu di Berlusconi. forte del buon risultato elettorale alle europee, fiutato il significato profondo e il peso politico dell'attuazione dell'autonomia differenziata in larga parte del paese, intravede in un probabilissimo esito nefasto del referendum le cause di una possibile crisi del governo e della stessa alleanza che lo sostiene e perciò cerca di smarcarsi anticipatamente, sia pure timidamente e con una tattica prudente, nel mentre ambisce a raccogliere il consenso dell'elettorato moderato, rivelatosi insensibile alle sirene renziane e a quelle di Calenda.

Un dibattito estivo e salottiero può ben svolgere il compito di cominciare ad introdurre il seme di una differenziazione e di una presa di distanza dagli altri due partiti della maggioranza, sempre più impegnati a contendersi la posizione più a destra, quella più identità. dei più puri e duri, a interpretare la parte dei custodi di un mandato elettorale che continua a considerare tra mille contraddizioni, come prioritario il problema migranti, che effettivamente lo è, ma non dal punto di vista con il quale lo affronta il governo e cioè quello del contrasto all'emigrazione clandestina, resa inevitabile da una legge sull'emigrazione e da una politica migratoria del tutto inadeguate, ma da quello della tenuta dei conti per poter tenere in piedi il sistema pensionistico e, perché no, quello sanitario.
Anche il nuovo presidente dell'Inps, voluto dal governo di destra, è stato costretto ad ammettere, insieme allo stesso Giorgetti. ministro del Tesoro, che il sistema pensionistico può reggere solo a condizione che aumenti il numero dei lavoratori attivi e ciò non può che venire dall'emigrazione che va organizzata e qualificata, resa legale in modo che i lavoratori immigrati divengano contributori; una diversa soluzione impermeata sulla natalità e la crescita demografica, non offre soluzioni credibili soprattutto nel breve periodo. Inoltre le condizioni di supersfruttamento dei migranti hanno evidenziato l'ingestibilità del mercato clandestino del lavoro che il Governo alimenta con la sua politica migratoria.

Autonomia differenziata nuova finanziaria e patto di stabilità

La nuova finanziaria che si prepara non riserverà nemmeno un centesimo al finanziamento dei LEP (livelli minimi di prestazioni) dei quali peraltro non sono stati definiti nemmeno i parametri che consentano una loro quantificazione e individuazione. E tuttavia il provvedimento sull'autonomia differenziata è estremamente pericoloso ed è molto di più che una bandiera piantata dalla Lega che certifica il raggiungimento di un obiettivo da essa lungamente agognato ma conseguito fuori tempo, quando le ragioni economiche e strutturali che avrebbero potuto renderlo conveniente, almeno per le regioni che ne domandano l'attuazione, sono del tutto venute meno, insieme al crollo economico dell'economia tedesca. L'area bavarese e il capitalismo renano non sono più la locomotiva dell'Europa e non costituiscono più l'ancoraggio salvifico alle economie delle regioni del nord d'Italia. In questa situazione ciò che rimane è un progetto autarchico di gestione delle risorse che creerà crescenti difficoltà alle regioni che lo adotteranno e che non potranno fare sistema con le altre e al tempo stesso inserirsi in modo fattivo nel contesto dell'economia europea e mondiale. Una tale prospettiva risulta asfittica per le Regioni anche se queste ottenessero di rivendicare per sé la gestione, come del resto è previsto, della politica delle esportazioni e del commercio estero, rappresentando delle entità economiche e produttive decisamente inadeguate rispetto ai mercati sui quali devono competere.
Alla luce di queste considerazioni l'autonomia differenziata diviene un danno ed una beffa per le stesse forze che se ne sono fatte promotrici. Nel mondo nel quale attualmente viviamo i tempi di attuazione dei provvedimenti sono essenziali: ciò significa che non è detto che ciò che andava bene o avrebbe potuto consentire dei vantaggi e dei benefici negli anni 80 del secolo scorso sia funzionale ed opportuno oggi e soprattutto che sia adeguato ai nuovi scenari economici che si sono delineati. Ne consegue che il progetto di autonomia differenziata risulta oggi vecchio, scellerato e gravido di conseguenze negative, non solo per le Regioni che lo richiedono, ma anche per quelle che lo subiscono e per l'intero sistema paese.
Il patto di stabilità sottoscritto dal governo a livello europeo prevede una politica draconiana di contenimento del deficit e quindi un contenimento della spesa pubblica, con tagli dolorosi per le spese finalizzate a soddisfare i bisogni sociali, poiché il bilancio è gravato dalle spese militari, che occorrerà innalzare fino al raggiungimento del 2% del PIL, dai finanziamenti a quel pozzo senza fondo che è costituito dal foraggiamento del nazionalismo ucraino, che con sempre più rapacità e petulanza, chiede risorse, spacciandosi come dispensatore di sicurezza per i popoli d'Europa, quando invece ne gestisce e prepara il declino economico e sociale.

Un'azione di risanamento dei conti pubblici e l'abbandono della politica di costante aumento del debito, in altre parole, una inversione di tendenza, richiederebbe non solo una razionalizzazione delle spese dell'apparato burocratico dello Stato attraverso una profonda riforma delle procedure, ma anche e soprattutto il taglio delle spese improduttive, e traqueste soprattutto quelle finalizzate alla guerra che costituisce uno spreco di risorse preziose e non sostituibili. Una riforma fiscale caratterizzata dall'introduzione di una effettiva progressività nella tassazione dei redditi potrebbe costituire la base di partenza per una seria politica di rilancio dello sviluppo economico e sociale del paese.
In attesa di conoscere quali saranno gli orientamenti del governo per quanto riguarda la messa a punto della nuova legge finanziaria la verifica delle firme raccolte sul referendum il 14 settembre e cioè quando scade il termine stabilito per la raccolta delle firme costituirà una cartina di tornasole che permetterà di verificare quanto ancora il paese si affidi a questa maggioranza di governo. La successiva campagna politica che procederà il voto referendario consentirà inoltre alle opposizioni e alle formazioni sociali che hanno sottoscritto il quesito referendario di sperimentare la tenuta della loro alleanza e mettere appunto un programma di azione futura che li veda contrapposti nei contenuti a questa maggioranza di governo.

La Redazione

https://www.ucadi.org/2024/09/01/al-referendum-sullautonomia-differenziata/
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